Brexit, Corbyn resterà neutrale in caso di secondo referendum

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Provaci ancora Jeremy

dal nostro corrispondente ANTONELLO GUERRERA
Boris Johnson lo ha immediatamente criticato: “Come può rimanere indifferente su una questione così vitale per il nostro paese? Non capisco come possa negoziare con la Ue un accordo sul quale poi resterebbe neutrale nel referendum”. L’intento di Corbyn in realtà è evidente: cercare di non inimicarsi né i “Remainers”, il 48 per cento che nel referendum del 2016 hanno votato per rimanere nella Ue, né i “Leavers”, il 52 per cento che ha votato per uscirne, in vista della chiamata alle urne fra tre settimane. Anche l’elettorato laburista, infatti, è diviso dalla Brexit, con circa tre quarti dei sostenitori del Labour, a Londra e nelle maggiori città, schierati per restare nella Ue, ma un quarto degli elettori laburisti, nei centri industriali depressi del nord-est dell’Inghilterra in particolare, che hanno votato per lasciare l’Unione Europea.

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Commento

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Il rischio, per Corbyn, è che una tattica simile finisca al contrario per inimicargli gli uni e gli altri: deludendo gli europeisti convinti del Labour, spingendoli a votare per un partito più decisamente pro-Ue, come i liberaldemocratici o i verdi; e irritando gli anti-europeisti del Labour, spingendoli a votare per un partito più decisamente ostile alla Ue, come il Brexit Party di Nigel Farage o al limite i conservatori di Johnson. Il leader del Labour sostiene che “la Brexit ha diviso il nostro paese, mentre io voglio unirlo”. Le elezioni del 12 dicembre riveleranno se ci sarà riuscito.

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