Governo, un disequilibrio che non si ricompone
Lo smarrimento è tutto nella risposta che Dario Franceschini dà appena arriva in Parlamento. Sentite qui, il più convinto sostenitore del governo: “Qualunque domanda voi facciate, non ho risposte da darvi”. Poi si allontana, per parlare di Rai con qualche parlamentare. La sintesi del conciliabolo: i Cinque stelle hanno fatto saltare anche l’accordo sulle nomine, e chissà se sarà possibile riacchiapparlo prima dell’Emilia.
Ecco, si vive così, ai tempi del governo giallorosso, senza un centro di gravità permanente. In parecchi, anche oggi, sono andati in processione da Nicola Zingaretti, invitandolo a dire qualcosa: “Ormai Di Maio è scientifico, sta usando ogni occasione per distruggere tutto. Iniziamo a dirlo apertamente”. Il segretario però, che concorda sull’analisi, per ora ha scelto di tacere, consapevole dell’equilibrio instabile e convinto che, porre la questione adesso, scaricherebbe sul Pd la responsabilità di un crescendo di tensione. Perché c’è poco da fare: se riproduci la dinamica del governo gialloverde, prima o poi ne riproduci anche il bis dell’epilogo. C’è prima una finanziaria da approvare, in un quadro in cui sembra che del paese importi a pochi.
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