Il pizzino giudiziario

Non solo perché garantisti, non tanto perché non abbiamo letto tutte le carte, ma questa storia puzza lontano un miglio, quanto meno per il dispiegamento di forze, il clamore mediatico e il tempismo. Che i privati finanzino un politico o un partito fino a prova contraria è un fatto legale, che tra queste operazioni ce ne sia stata qualcuna irregolare (e quindi perseguibile per legge) è cosa probabile. Ma altro è volere far passare un movimento politico – nei confronti del quale non abbiamo mai avuto simpatie – per un’organizzazione criminale.

Personalmente penso che Matteo Renzi sia politicamente spregiudicato e inaffidabile, non credo sia un ladro. Il suo problema ora è che si trova a governare insieme a soci – i 5 Stelle e il Pd – che invece pensano il contrario, o quanto meno godono all’idea che lui passi per ladro a prescindere dai fatti. Ormai in Italia funziona così, il nemico politico – e Renzi è un ospite indesiderato nel governo, un problema da risolvere – va fatto abbattere dai giudici se non puoi batterlo con gli elettori (noi del centrodestra ne sappiamo qualcosa).

Questa retata ha incerti esisti giudiziari, ma certe ripercussioni politiche sulla fragile maggioranza e sul traballante governo. L’avviso mi sembra chiaro: caro Renzi, o la smetti di rompere le palle o ti cuociamo a fuoco lento. E dire che, senza di lui, questi sarebbero già a casa da un paio di mesi. I latini avevano battezzato questa pena come damnatio memoriae. Renzi? Non è mai esistito.

IL GIORNALE

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