Il falco tedesco rassicura l’Italia: “Il Mes è il nostro whatever it takes, è uno scudo anche per voi”
Ecco, ma la riforma in discussione cambia quella maggioranza da ‘doppia’ a ‘singola’. Questo non rende più semplice un’eventuale ristrutturazione del debito?
Certo che la rende più facile ma, insisto, le Cacs furono introdotte per tutti dopo la bancarotta in Grecia perché allora si disse: non c’è alcun bisogno di ristrutturazione e poi invece ne abbiamo fatte due di ristrutturazioni del debito in Grecia. Ma l’Italia non è nella condizione in cui si trovava la Grecia nel 2010 e nel 2012.
Solo l’anno scorso lei auspicava che in Italia arrivasse la Troika… Ora sta dicendo che l’Italia non avrà bisogno dell’aiuto del Meccanismo europeo di Stabilità?
L’idea è di avere il Mes, sperando di non averne mai bisogno.
Cioè?
Il Mes è un messaggio ai mercati finanziari, della serie non pensate di speculare contro uno Stato membro perché siamo pronti per proteggerlo. Al tempo in cui la Grecia era in bancarotta e in contemporanea avevamo il caso Spagna, Cipro, Irlanda, alcune istituzioni finanziarie cercarono di scommettere contro questi Stati, la speculazione scommetteva che avremmo buttato fuori la Grecia dalla zona euro. Ora noi vogliamo dare questo segnale: della serie, ‘whatever it takes’, per citare un altro italiano (Draghi, ndr.), con il Mes siamo preparati e diciamo ai mercati finanziari che non possono scommettere sul fatto che uno Stato membro possa essere cacciato dalla zona euro. Il Mes è stato preparato per impedire qualcosa che vogliamo evitare. È un segnale forte verso i mercati: non scommettete contro di noi perché perdereste i vostri soldi.
La riforma del Mes potrebbe risultare ‘arma’ degli europeisti nel caso in cui Salvini tornasse al governo in Italia?
Nel caso di elezioni anticipate in Italia e di vittoria di Salvini, più che il Mes, saranno i mercati a dettare le condizioni. Si guardi a cosa è successo ai tassi di interesse dopo il cambio di governo lo scorso agosto: lo spread è calato, è un segnale di forte fiducia dei mercati finanziari per la stabilità del governo italiano e della politica italiana. Se ci sarà un altro cambio di governo, saranno sempre i mercati a decidere ciò che significa per la stabilità dei titoli di Stato. Ma l’idea di Salvini che sia prevedibile una ristrutturazione del debito è lontana dalla realtà. E comunque quando era al governo, lui ha negoziato questo trattato: non direbbe queste cose, se avesse letto le carte da ministro dell’Interno. Perciò non lo capisco: dibattito assurdo. Ad ogni modo, se calerà la fiducia nel governo italiano, i tassi di interesse aumenteranno di nuovo, lo spread schizzerà in alto. I tassi di interesse sono indicatori di uno sviluppo futuro.
I mercati decidono, prima del Mes.
Ecco perché credo nei mercati.
Resta il problema del debito pubblico italiano, il secondo più alto dopo la Grecia nell’eurozona.
Il governo M5s-Lega ha aggiunto altre spese e questo ha aumentato il deficit strutturale. Problema non risolto con il nuovo governo. Ma le promesse dello scorso governo erano lontanissime dalle regole europee e perciò eravamo preoccupati. L’italia ha questo tremendo debito pubblico più della Germania ma con la metà del pil della Germania. Ma, d’altro canto, sappiamo che c’è una grande differenza tra Italia e Grecia perché la maggior parte del debito italiano è detenuto in Italia, mentre la maggior parte del debito greco è detenuto all’estero. Perciò non siamo di fronte a un rischio di ristrutturazione del debito, mentre in Grecia ce ne fu bisogno.
Qualcosa dovremmo pur fare per ridurre il debito: a primavera la nuova Commissione europea dirà la sua.
Sì, e sarà Gentiloni a condurre l’esame…
Lei ha detto che nominare Gentiloni, un italiano, commissario all’Economia è una “contraddizione” per via del debito pubblico alto dell’Italia, fuori dalle regole.
In audizione gli ho chiesto se si sente più italiano o più europeo. Lui ha risposto che sarà un commissario europeo. Questo basta. Naturalmente il debito italiano è ancora troppo alto e non ci sono segnali che portino a una sua riduzione.
Rischi?
Molto facile: negli ultimi anni l’Italia ha conosciuto una bassa crescita come la Francia. Ma voi avete i ‘non performing loan’, i crediti deteriorati, in pancia alle banche. E questo è un problema più cruciale dei titoli di Stato in pancia nelle banche. Perciò vorremmo che li riduceste di molto, in modo che le banche possano tornare a prestare denaro alle imprese a tassi accettabili: i bassi tassi di interesse della Bce non ci sono nella economia reale dell’Italia per via dei crediti deteriorati detenuti dalle banche. Questa è l’agenda che abbiamo in testa: nessuno ha in mente una ristrutturazione del debito italiano.
La prossima settimana l’Eurogruppo vorrebbe approvare la riforma. Alla luce delle polemiche in corso in Italia, secondo lei è possibile un rinvio della discussione all’anno prossimo? In fondo, una parte del pacchetto sul rafforzamento dell’unione monetaria, quella sulla garanzia dei depositi, non è pronta: c’è solo la proposta del vostro ministro Scholz e non piace al governo di Roma.
Veramente non piace nemmeno ai tedeschi.
Perchè?
Sull’unione bancaria tutti sono d’accordo ma ognuno ha la sua ricetta. Persino la federazione delle banche italiane mi ha detto che una piena armonizzazione non serve. Nella riforma del Mes c’è già il backstop al Fondo di risoluzione unico che aumenta la condivisione dei rischi: i depositi sarebbero comunque garantiti. Quindi, tornando alla domanda sul rinvio, penso che la riforma dovrebbe essere approvata a dicembre e poi la parola passa ai parlamenti nazionali che devono ratificarla. Onestamente la riforma del Mes colma un vuoto e poi dovremmo rafforzare l’unione bancaria, ne ho parlato con von der Leyen. Si può pensare ad una assicurazione sui depositi come quella proposta da Scholz ma non con una piena armonizzazione che può arrivare solo in un secondo momento e questo può aiutare le banche italiane.
L’HUFFPOST
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