Ilva, ArcelorMittal chiede 4.700 esuberi per restare. I sindacati: irricevibile

di Michelangelo Borrillo

Dopo un mese di braccio di ferro, poco è cambiato. Pochissimo. La richiesta di 5 mila esuberi fatta da Lakshmi Mittal il 4 novembre scorso al premier Giuseppe Conte è diventata, esattamente un mese dopo, 4.700 tagli, di cui 2.900 subito. Già dal 2020. La condizione per rimanere in Italia, messa nero su bianco nelle slide del nuovo piano industriale illustrato ieri al Mise dall’amministratore delegato di ArcelorMittal Italia Lucia Morselli, è stata, per il ministro Stefano Patuanelli e per i sindacati presenti, come un pugno in faccia. Il ministro non ha nascosto — in attesa che il governo dia una risposta alla proposta dei franco-indiani entro lunedì, in un documento formale — il suo disappunto: «Sono molto deluso, l’azienda non ha fatto i passi avanti attesi: la strada è stretta, in salita». E con quel numero di esuberi non potrebbe essere altrimenti, sebbene il governo voglia comunque giocare tutte le carte a disposizione: «In una fase di trattativa ci sta un momento di particolare criticità: noi faremo le nostre proposte nelle prossime ore, siamo molto cocciuti, cerchiamo di stare al tavolo e di arrivare all’obiettivo finale, garantire una produzione siderurgica all’avanguardia con nuove tecnologie, sviluppando interventi sul territorio. Ma entro il 20 dicembre dobbiamo avere chiaro se siamo in grado di andare avanti oppure no. Se la posizione è questa ed è rigida, non credo che ci saranno le condizioni per trattare».

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