«Da Trump abuso di potere», disco verde di Pelosi all’impeachment
Il leader americano avrebbe usato come leva per smuovere Zelensky il blocco di aiuti militari per 400 milioni di dollari, già promessi al governo di Kiev.
Le pressioni di Trump sarebbero state gestite da Rudy Giuliani, avvocato personale del presidente, ma con l’avallo dei vertici dell’amministrazione: il vice presidente Mike Pence, il Segretario di Stato, Mike Pompeo, il capo dello staff a interim, Mick Mulvaney. Poco prima della dichiarazione di Pelosi, sei minuti secchi nell’atrio di Capitol Hill destinato alle cerimonie di rappresentanza, Trump si è fatto vivo con un paio di tweet bellicosi. «I democratici buoni a nulla sono diventati pazzi. A loro non importa nulla del Paese. Pertanto io vi dico, se volete mettermi sotto accusa, fatelo ora e fatelo presto, così che si possa avere un giusto processo al Senato e il Paese possa tornare alla normalità». A quanto sembra, dunque, democratici e repubblicani sono d’accordo almeno su una cosa: stringere i tempi. Probabilmente la Camera potrebbe essere chiamata a votare il rinvio a giudizio già la prossima settimana. In un primo tempo si era detto giovedì 12 dicembre. E’ una data plausibile. O, al più tardi, entro Natale. Pelosi ha bocciato l’idea di riaprire l’istruttoria nella Commissione Affari Giudiziari, visto che la Casa Bianca non intende collaborare. La House of Representatives è controllata dai democratici e quindi la proposta di impeachment dovrebbe passare: è sufficiente la maggioranza semplice dei deputati. Trump si muoverà al Senato, cui spetta il verdetto definitivo. La Camera Alta è nelle mani dei repubblicani e quindi non dovrebbe essere raggiunto il quorum dei due terzi necessario per rimuovere il presidente. Vedremo se la leadership dei conservatori deciderà di incardinare un contro processo, con una sequenza di testimonianze a favore di Trump. Oppure se, come sembra suggerire il tweet presidenziale, taglierà corto per archiviare al più presto la procedura.
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