Sulla legge elettorale qualcosa si muove. Ma è un’illusione ottica
Qualcosa si muove, ma per ora è un effetto ottico, come nelle paludi che tutto risucchiano. Ecco, accadrà questo: venerdì la direzione del Pd servirà a “blindare” una proposta di legge elettorale su cui sembra esserci un’intesa di massima, dentro il partito, con i Cinque stelle e, potenzialmente, anche con la Lega. Un proporzionale, non “puro” come ai bei tempi, ma con sbarramento e collegi “piccoli ma non piccolissimi”, che evoca il modello spagnolo come dicono gli sherpa vicini alla trattativa. Per capirci: più sono piccoli i collegi più si favorisce un effetto maggioritario, più solo grandi più si va verso il proporzionale.
È, innanzitutto, una mediazione interna che tiene conto delle diverse sensibilità – Franceschini voleva il proporzionale purissimo, Zingaretti il maggioritario – e, al tempo stesso, l’unico compromesso possibile per tentare un accordo. Di maggioranza, innanzitutto, considerata l’ostilità dei Cinque Stelle a ogni ipotesi di maggioritario. Dicevamo, sembra un’accelerazione sul tema, dovuta anche al fatto che, ai tempi dell’approvazione del taglio dei parlamentari, si mise nero su bianco l’obiettivo di arrivare, entro la fine dell’anno, a una proposta condivisa. E, quantomeno, l’argomento, finora rimosso, entra nella discussione politica, su iniziativa del Pd che prova a fare sintesi, dopo una serie di vertici di maggioranza (domani ce ne sarà un altro).
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