Intervista a Renzi: «Scorrettezze, ma il governo tiene. I 5 Stelle si scusino con me sulle banche»
Se ci fosse un briciolo di onestà intellettuale oggi chi ha fatto lo sciacallaggio vergognoso contro di noi – e mi riferisco a politici, opinionisti, commentatori – dovrebbe riconoscere che salvare i risparmiatori era giusto allora, è giusto oggi».
Sulla vicenda della Popolare di Bari Maio ha attaccato Bankitalia.
«Ho
imparato a mie spese che in Italia si può parlare male di tutti,
persino del Papa, ma non di Banca d’Italia. C’è un comandamento
implicito nelle redazioni e nei palazzi: “Non nominare il nome del
Governatore invano”. Ho fatto una battaglia quando era il momento di
farla. Adesso mi interessa il futuro. Quanto a Di Maio: ha utilizzato
contro di noi un linguaggio violento per provvedimenti molto più soft di
quelli che voterà stasera in Consiglio dei Ministri. In un mondo
normale Di Maio oggi dovrebbero scusarsi, per Etruria come per Bibbiano,
ma so che è chiedere troppo: basterebbe che capisse quanto male fanno
violenza verbale e menzogne. Il tempo è galantuomo, sempre. E la verità
arriva, prima o poi ma arriva».
Anche sulla Legge di Bilancio non sono mancate le tensioni da parte di IV.
«Ciò
che lei chiama tensioni, per me si chiamano miglioramenti. Sono
orgoglioso del lavoro che hanno fatto i nostri parlamentari. Se in
questa manovra sono stati cancellati aumenti di tasse assurdi, a
cominciare dall’Iva e dalle auto aziendali il merito è innanzitutto dei
nostri emendamenti. Adesso abbiamo due obiettivi. Sul breve periodo
dobbiamo cancellare le misure populiste su plastica e zucchero. Sul
medio periodo dobbiamo approvare il piano Italia Shock che può portare
fino a due punti percentuali di Pil in più: sbloccare le opere
pubbliche, con commissari ad hoc è la priorità. Ci sono 120 miliardi di
euro bloccati: liberarli significa creare lavoro, altro che reddito di
cittadinanza».
Le polemiche sulla fondazione Open vi hanno causato dei danni? Nei sondaggi scendete…
«Dopo
le tonnellate di fango che ci hanno scaricato addosso mi pare che i
dati siano ottimi: siamo ancora vivi, il tentativo di infanticidio è
fallito. Saremo al 10% alle prossime politiche. E da gennaio ripartiremo
a girare per tutta Italia. Dopodichè io su Open ho parlato in Aula, a
testa alta, rispettando il Parlamento e augurando buon lavoro ai
magistrati. Mi stupisce la continua diffusione di notizie coperte da
segreto, mi stupisce l’invasione di campo di quei magistrati che
vogliono decidere che cosa sia un partito politico. La magistratura deve
decidere che cosa sia un reato, non cosa sia un partito. Perché quando
le forme della politica sono dettate dagli inquirenti ci troviamo
davanti alla fine della separazione dei poteri. Quindi siamo al di là
della democrazia liberale. È un discorso forse troppo complesso per chi
vive di slogan. Ma in tempi di populismo, rivendico la dignità e la
bellezza della politica».
Le sardine hanno riempito Roma. È una sconfitta per i partiti tradizionali?
«Direi che è una vittoria per la partecipazione. Le sardine hanno abbracciato Roma e la capitale ha ricambiato l’abbraccio. Tutto bello. Ora la vera sfida per gli organizzatori è fare il salto. Non è facile. E nessuno di noi può tirare per la giacchetta o dare suggerimenti. Intanto sono stati bravissimi nel togliere il monopolio della piazza a Salvini. Questo è un primo risultato: c’è tanta gente perbene che vuole impegnarsi, partecipare e fare politica. Il futuro di questa storia è tutto da scrivere».
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