Santoro a piazza San Giovanni, Moby Dick e le Sardine

Non sottovaluto la boccata d’aria, la reattività. Ma le mie perplessità sono su come si struttura il conflitto, su quale retroterra politico e sociale, sulle idee attorno ai temi su cui si divide la politica. Sono sardine o anguille?

Non si può chiedere a chi non ne ha la responsabilità di dare risposte complesse alla realtà. Se uno canta Bella ciao, sta dicendo: c’è una destra aggressiva in Italia? Sì, allora ribadiamo che i valori dell’antifascismo non sono scomparsi, segniamo un limite con i nostri corpi e pacificamente. Un limite. Anche alla superficialità con cui si lasciano cadere senza reagire alcune dichiarazioni. Sento Salvini, sento la Meloni, su alcune frasi, quando parlano dell’identità non sono tanto differenti da Hitler e dalla sua definizione di cittadinanza.

Mi pare francamente eccessivo: mi sembra una destra regressiva, ma il fascismo è un’altra cosa.

Fammi capire. Hitler diceva “un negro non sarà mai tedesco”. Perché Salvini non ci spiega se italiani si nasce per sangue e terra oppure italiani si diventa per cultura e comportamento? E chi vuole diventarlo deve percorrere la Via Crucis?

Insomma, stai dicendo che con Salvini c’è il rischio fascista in Italia. Io non sono d’accordo, vedo un fenomeno, come nella Brexit, di una destra che affonda le radici dentro una crisi, ma che, pur regressiva, non mette in discussione l’assetto democratico.

Pure Hitler, ti potrei rispondere, viveva in una crisi politica di portata epocale. Tuttavia non penso che Salvini sia Hiltler e la Lega si muove su un ceppo più complesso: liberismo, federalismo, protagonismo delle comunità locali. Però qualcuno dovrebbe andare a vedere come ha fatto la Lega di Bossi a trasformarsi in un partito nazionalista. A me la questione pare più complessa di come viene raccontato nei talk. Savoini si è trovato lì per caso o c’è un disegno di cui era uno degli autori?

Lo ammetto, mi è saltata lo scaletta. Ma era prevedibile. Poi torniamo alle sardine. Ma stiamo sul punto. Tu sei un grande narratore dell’Italia. Si sono incattiviti gli italiani?

Non ci dobbiamo nascondere il fatto che una certa pulsione autoritaria, diciamo così, molti italiani se la portavano dentro. E i partiti paternalistici, anche Berlusconi in fondo, la gestivano, la usavano ma impedivano che strabordasse. Adesso che cosa è successo? Che la politica ha cancellato il limite e Grillo, un anno fa, ha fatto il governo con Salvini. Questa responsabilità se la porterà nella tomba Grillo.

Amen.

Beh, se non segni un limite i valori si confondono. Ed è venuto fuori il vuoto culturale del movimento Cinque stelle, che pure aveva istanze giuste. E che avrebbe potuto spingere le istituzioni a rinnovarsi senza darsi una struttura di partito. E invece, quando è diventato un partito, soprattutto per l’incapacità dei partiti di cambiare, si è visto che le sue basi ideologiche sono fragili. Uno che dice “non sono di destra né di sinistra” sta a Salvini come il burro alla lama.

In questo senso si può dire che le piazze piene di Sardine sono un altro segno della crisi dei Cinque stelle.

E dell’immobilismo della sinistra.

Sì, però, la novità è che, dopo dieci anni, è un movimento che non criminalizza la politica, il Palazzo. Non voglio usare il termine anti-politica ma ci siamo capiti.

Non a caso nascono in Emilia, dove ancora c’è un barlume di positività del Pd anche se io non sono tra quelli che, come Bersani, magnificano il modello emiliano. Quel modello da anni presenta molte crepe. Ci siamo dimenticati l’abbandono dei quartieri popolari a Reggio Emilia? O gli effetti dell’immigrazione non governata? O la crisi del modello cooperativo con i centri commerciali e le cooperative dell’edilizia in fallimento? È qui che fa breccia Salvini.

Sì certo, qui ci sono le enormi responsabilità della sinistra.

Hai fatto un partito sommando gruppi dirigenti che venivano da altri partiti e hai perso, adesso che progetto, che idea del mondo hai?

Lo dico per il lettore: hai alzato il tono di voce. Questa cosa ti fa incazzare?

Ma sì perché ho visto tradire lo spirito riformista che aveva portato alla vittoria dei referendum, il maggioritario, l’elezione dei sindaci. E sono arrivati i portaborse e i famigli in Parlamento. Se vanno nei territori non riuniscono neanche una assemblea di condominio. Sai chi mi ricordano?

Chi?

Dopo Tangentopoli, c’erano persone come De Michelis che riunivano le truppe dei socialisti. Le sale erano piene ma erano sempre gli stessi che cambiavano città, i sopravvissuti. Ecco qua i sopravvissuti di Renzi con la Leopolda, le altre componenti con qualche altra sala. Gli unici che rappresentano ancora qualcosa sono i sindaci.

Sindaci e sardine, le novità. Non sono le “periferie” perse, ma almeno materia viva.

È così: vita. Vedo che adesso tutti criticano Corbyn ma Blair avrebbe perso peggio e Corbyn qualcosa, Europa a parte, ha provato a dirla, sbagliando naturalmente. Anche il mio amico Landini, di cui sono stato uno dei primi fan, non esce dal recinto delle vertenze.

Bene, stiamo parlando di popolo. Ma non pensi che l’errore a monte sia l’operazione di palazzo che ha portato alla nascita del governo? C’è poco da fare. Anche il voto inglese dice questo: la sovranità popolare, se la cacci dalla porta, rientra dalla finestra. Gli inglesi volevano la Brexit tre anni fa, dopo tre anni la pretendono.

So che tu non sei d’accordo, ma secondo me un governo andava fatto. Prima ho criticato Grillo, ma ad agosto aveva detto una cosa che mi era sembrata strepitosa: “facciamo un governo di personalità esterne, fuori dai partiti”.

Era un po’ tipo il governo Rodotà che avresti voluto ai tempi?

Esatto, invece è stato fatto col bilancino delle correnti. Per lo meno questi ministri seguissero tutti l’esempio di Conte a Taranto, andare nelle contraddizioni bollenti della società, non scappare di fronte alle critiche e ai pesci in faccia.

Poi però sull’Ilva solo chiacchiere.

Certo, poi devi capire che vuoi fare. Ma perché la Meloni e Salvini lo sanno cosa fare?

Hai visto il rapporto Censis? Cresce la voglia di uomo forte. Non credi che sia anche colpa della paralisi del governo?

A parte che Salvini per me non è forte. Forti sono quelli che stanno alle sue spalle, che hanno avuto una idea di marketing. Gli italiani amano le soluzioni facili, il messia che promette di mettere lui le cose a posto e poi ti lascia nei guai. Un Paese serio si basa su due pilastri, la giustizia e il fisco. Pene certe e sentenze in tempi ragionevoli; e tutti devono pagare le tasse. Bisognerebbe che i tir camminino come in Francia, rispettando i limiti e senza invadere le corsie di sorpasso per evitare una strage dimenticata. Se però chiedi ai camionisti se vogliono l’uomo forte, ti rispondono che va bene, lo vogliono, basta che fanno i sorpassi come gli pare.

Parlando dei Cinque stelle tu hai raccontato un movimento che, diciamo così, “istituzionalizzandosi”, poi entra in crisi. Cioè della difficile trasformazione da movimento a partito. È lo stesso tema che si pone per le sardine. Dice Ginsborg: non fate l’errore di diventare partito.

Se i partiti non creano canali di comunicazione, non aprono porte, non cambiano, le sardine diranno tocca a noi, allora ci risaremo con la frammentazione. Quando il movimento si divise in gruppetti il Sessantotto cominciò a morire.

Insomma, il Pd… Non basta dire “non mettiamoci il cappello”.

E nemmeno “io sono il baluardo”, prima del 25, poi del 20, del 18. Sto baluardo dovrà aprire un canale con la realtà se non vuole spegnersi lentamente. Lo dico con grande affetto per Zingaretti e la sua volontà di ricostruire un tessuto unitario. Ma che ha fatto ? In Umbria è stato candidato uno che aveva votato a destra, in Calabria un civico interessante, e dietro questo rinnovamento di facciata si sono mossi i soliti sopravvissuti. Cambiare perché niente cambi.

Non abbiamo ancora nominato la parola televisione.

Meglio, perché lì ha vinto Vespa. E non per gli ascolti , ma perché i partiti, Grillo e Movimento cinque stelle si specchiano in lui, si riconoscono, si ritrovano. E si tranquillizzano reciprocamente.

Io in verità volevo parlare del rapporto della sardine con la televisione. Ma prosegui. Perché ha vinto Vespa?

Mi sarei aspettato che il movimento Cinque Stelle fosse andato a prendere Luttazzi, per dirgli, come fece Celentano con me: “questo è il tuo microfono”. E invece? Loro e il Pd non chiedono altro che direttori vicini vicini. E che faranno questi direttori ? Gaarantiranno le comparsate dei leader, come se per fermare Salvini il problema fosse un passaggio in più nel telegiornale e non una risposta culturale. Almeno Dc, Psi e Pci lottizzavano, ma con gente che esprimeva visioni del mondo diverse e concorrenti. Ti ricordi quando Grillo diceva che i talk erano morti? Evidentemente erano morti quelli che davano fastidio a lui, perché parlavano al suo mondo, ed era giusto toglierli di mezzo. Adesso vivono e lottano insieme a Di Maio.

Faccio la domanda che volevo fare. Mattia Santori, il leader delle Sardine, è ovunque in tv. Non rischia di inflazionarsi nel circo?

E perché? È simpatico, ironico, la gente vuole ascoltarlo, guarda le curve degli ascolti. Poi saranno anche cavoli suoi. Mica glielo dobbiamo dire noi cosa fare. Il problema non è che ci sono troppe sardine.

Quale è?

La televisione misura la credibilità di quel che dici. Quando Di Maio dice “faccio questo per il bene del paese”, io che sto dall’altra parte del video ci devo credere. E adesso non ci credo anche se non sbaglia più i congiuntivi. Quegli errori erano cancellati dalla passione che si è affievolita; anche se io non mi auguro che si spenga, visto che quelli che perdono i cinque stelle vanno a destra.

Finiamo con un consiglio alle sardine.

Per carità, sono loro che mi hanno consigliato di andare in piazza. E io in piazza oggi ci vado.

L’HUFFPOST

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