La Brexit avrà conseguenze per tutti

Meglio la Brexit del  Regno Unito che un Remain guidato da Jeremy Corbyn. In sostanza, con la vittoria di Boris Johnson la Gran Bretagna se ne va sulla base di un accordo; con una vittoria laburista quel Paese rischiava di essere espulso, perché le politiche ultra-stataliste e nazionalizzatrici sarebbero risultate incompatibili con i principi e gli ordinamenti sui quali è fondata l’Unione.

Pertanto, il successo di BoJo è il minore dei mali. In uno scontro elettorale in cui la posta è la Brexit, la causa dell’Europa non poteva avere come campione un socialista ‘’reazionario’’ (così Tony Blair definiva l’idea di socialismo di Corbyn e compagni). Ecco perché la sinistra italiana non deve avere rimpianti. La sconfitta del leader laburista è solo sua; anzi, rappresenta un ‘’avviso ai naviganti’’, un avvertimento a non ascoltare le sirene del ‘’ritorno alle origini’’, ripudiando l’apertura alla globalizzazione, al libero commercio, alla concorrenza, all’equilibrio dei conti pubblici e, in generale, a quanto costituisce l’essenza di una ‘’società aperta’’.

Il fatto che la Brexit fosse divenuta, ormai, un’opzione scontata, non toglie nulla alla gravità dei suoi effetti per l’Europa e per l’Italia (e forse anche per gli equilibri internazionali). Nel caso dell’Unione, l’amputazione è grave, anche se, per fortuna, non è complicato dal problema della moneta. Ma è chiaro che si è aperta una breccia in cui potrebbero infilarsi altri Paesi sobillati dal virus  sovranista che sta infettando il Vecchio continente. E l’Italia? Secondo il Nadef, “le conseguenze della Brexit sono complessivamente quantificabili in una forchetta fra 0,5 e 1,0 punti percentuali di Pil complessivo in un biennio”. Il problema più serio è quello dei 600mila connazionali che risiedono e lavorano in Gran Bretagna. Ora sono cittadini comunitari titolari degli stessi diritti degli inglesi; domani saranno stranieri sottoposti ai limiti delle leggi sull’immigrazione. Nonostante le rassicurazioni avute, è bene non dimenticare che uno dei temi – al centro dello sciagurato referendum in cui vinse il ‘’leave’’ – fu proprio la presenza degli stranieri che rubano il lavoro e si avvalgono, a sbafo, dei servizi sociali. E quegli ‘’stranieri’’ non sono sbarcati sulle ‘’bianche scogliere di Dover’’ stipati su gommoni provenienti dall’Africa, ma dagli altri Paesi europei. 

L’HUFFPOST

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