Trump vuole scaricare la crisi su Nato (ed Europa)
“Chiederò
alla Nato di diventare molto più coinvolta nel processo mediorientale”,
ha detto oggi Trump parlando alla Casa Bianca, circondato da tutto lo
stato maggiore della sua amministrazione. Mentre restano da chiarire i
termini – e i presupposti – di questa richiesta, è chiaro ciò che Trump
intende dire: il perno americano dell’Alleanza atlantica vuole dagli
alleati più impegno in Medio Oriente. Attualmente nella regione la Nato
ha missioni in Afghanistan e in Iraq, dove dall’estate del 2018 è
impegnata nell’addestramento e nel capacity-building delle forze di
sicurezza irachene, su richiesta del governo di Baghdad e in
collegamento con la coalizione internazionale anti Isis. Un impegno che
Trump vorrebbe più forte, come dimostra il suo richiamo rivolto in
primis ai Paesi europei. E un contatto Trump-Nato c’è stato. “Il
segretario generale della
Nato Jens Stoltenberg ha ricevuto una
telefonata dal presidente Usa Donald Trump incentrata sugli sviluppi in
Medio Oriente. I due hanno discusso della situazione nella regione e del
ruolo dell’Alleanza”, riferisce la Nato precisando che “Trump ha
chiesto a Stoltenberg “che la Nato sia più coinvolta in Medio Oriente”. I
due “hanno convenuto che la Nato potrebbe contribuire maggiormente alla
stabilità regionale e alla lotta contro il terrorismo internazionale” e
hanno anche concordato di rimanere in stretto contatto sulla
questione”. La Nato ricorda che sta “svolgendo un ruolo chiave nella
lotta contro il terrorismo internazionale, anche attraverso la
formazione di missioni in Iraq e in Afghanistan e come membro della
coalizione globale per sconfiggere l’Isis”.
Il presidente Usa ha chiesto all’Europa e agli attori che hanno firmato l’accordo del 2015 sul nucleare iraniano di abbandonare ciò che resta di quell’accordo “difettoso” e destinato comunque a “scadere in breve tempo”, offrendo all’Iran un percorso chiaro e rapido allo sviluppo dell’arma nucleare. Ed è proprio questa la premessa con cui Trump ha scelto di aprire il suo discorso alla nazione, prima ancora di dire “buongiorno”: “Finché sarò presidente degli Stati Uniti, all’Iran non verrà mai permesso di avere l’arma nucleare”.
“L’Iran – ha scandito il capo della Casa Bianca – deve abbandonare le sue ambizioni nucleari e porre fine al suo sostegno al terrorismo. È giunto il momento che Regno Unito, Germania, Francia, Russia e Cina riconoscano questa realtà. Devono abbandonare ora ciò che resta dell’accordo iraniano o JCPOA. E tutti dobbiamo lavorare insieme per fare un accordo con l’Iran che renda il mondo un posto più sicuro e più pacifico”.
I toni usati dal presidente nei confronti della Repubblica islamica restano duri, come dimostra l’annuncio di “nuove sanzioni economiche immediate”, ma gli Usa “non vogliono fare ricorso all’uso della forza militare”, visto che Teheran sembra voler “allentare la tensione” (standing down), “il che è una buona notizia per tutte le parti interessate e un fatto molto positivo per il mondo”.
Per il futuro, Trump auspica “un accordo che consenta all’Iran di prosperare e sfruttare il suo enorme potenziale inutilizzato”. “L’Iran può essere un grande Paese” – ha aggiunto – ma “la pace e la stabilità non possono prevalere in Medio Oriente finché l’Iran continua a fomentare la violenza, i disordini, l’odio e la guerra. Il mondo civile deve inviare un messaggio chiaro e unificato al regime iraniano: la tua campagna di terrore, omicidio, caos non sarà più tollerata. Non sarà permesso andare avanti”.
Quanto all’uccisione del generale Soleimani, Trump ha rivendicato di aver eliminato “il più grande terrorista del mondo”. “Come capo delle forze Al Quds, Soleimani è stato personalmente responsabile di alcune delle atrocità peggiori in assoluto. Ha addestrato eserciti terroristici, tra cui Hezbollah, lanciando attacchi terroristici contro obiettivi civili. Ha alimentato sanguinose guerre civili in tutta la regione. In questi giorni, stava pianificando nuovi attacchi contro obiettivi americani, ma lo abbiamo fermato”.
Allontanato lo spettro dell’escalation militare, bisognerà vedere su quali livelli si indirizzerà la rappresaglia indiretta del Paese ayatollah, e in quali terreni. Per quanto riguarda l’inserimento della crisi nel perimetro della comunità internazionale – voluto da entrambe le parti – è arrivato il plauso dell’Onu alle parole di Trump. “Abbiamo preso nota del discorso del presidente americano Donald Trump, e applaudiamo qualsiasi indicazione che i leader facciano un passo indietro dal rischio di un grave scontro e facciano tutto il possibile per evitare una ulteriore escalation”, ha detto Stephane Dujarric, il portavoce del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Se la mossa di The Donald è chiara – scaricare la crisi sulla Nato, e nello specifico sull’Ue – restano da testare volontà e capacità dell’Europa di farsi carico di un ruolo di maggiore responsabilità in Medio Oriente. Nei giorni scorsi l’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell ha invitato il ministro degli Esteri Zarif a Bruxelles. Una visita la cui data resta ancora da stabilire, ma che a questo punto assume un peso ancora maggiore.
L’HUFFPOST
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