Maggioranza obbligata a non decidere fino a febbraio
di Massimo Franco
Rinviare ogni decisione a fine gennaio: per scelta e per necessità. Sebbene lo neghi, la maggioranza sa che le elezioni in Emilia-Romagna e in Calabria, ma soprattutto le prime, rappresentano uno spartiacque per il governo tra M5S e Pd. Abbozzare un’agenda per il resto della legislatura senza sapere quali equilibri emergeranno da lì, dunque, sarebbe inutile. Se la sinistra vincerà la sfida con la destra guidata dalla Lega, godrà di margini di manovra anche psicologica in grado di spingere avanti l’esecutivo. Se dovesse prevalere Matteo Salvini con Giorgia Meloni, il contraccolpo sarebbe inevitabile. È significativo, e comprensibile, che il capo del Carroccio e la leader di Fratelli d’Italia annuncino di voler chiedere le elezioni, se il 26 gennaio espugneranno la storica «regione rossa». Potranno dichiarare che la coalizione di Giuseppe Conte non rispecchia il Paese. E, per quanto le Camere si sciolgano solo in assenza di una maggioranza parlamentare, e quel voto sia locale, sarebbe un ottimo argomento da campagna elettorale. È la conferma che anche le opposizioni aderiscono allo schema del rinvio; e che l’orizzonte lungo il quale tutti si muovono continua a essere appena di settimane.
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