Prescrizione, la sfida di Bonafede per chiudere i processi in tre anni
Mentre Conte lavora per la mediazione però i renziani di Italia viva sembrano sempre di più fare sponda con Forza Italia e il responsabile Giustizia Enrico Costa che ha appena presentato altri due emendamenti al decreto Milleproroghe nel tentativo di bloccare la prescrizione “corta” di Bonafede (stop al suo corso dopo la sentenza di primo grado). Nel primo si chiede che la norma slitti di un anno e sei mesi rispetto alla sua entrata in vigore; nel secondo si chiede che il governo si impegni a presentare in tempi rapidi la riforma del processo penale. Anche Italia viva, sempre nel Milleproroghe, chiede che la prescrizione slitti. E dopo quattro voti dei renziani sulla prescrizione (due astensioni e due voti contro il governo), in dissenso con il resto della maggioranza e d’accordo con Costa, c’è il rischio di un serio e definitivo incidente parlamentare che potrebbe avere conseguenze serie sulla stabilità del Conte Due.
L’occasione potrebbe già essere quella del voto sulla proposta di legge Costa -via la prescrizione di Bonafede – che cadrà la prossima settimana in aula alla Camnera tra il 27 (discussione generale) e il 28 gennaio (voto in aula). Dove c’è il precedente dei renziani che già in commissione, una settimana fa, hanno votato a favore della Costa spaccando la maggioranza.
Tutto quindi dipende dal vertice sulla giustizia con Conte. Nel quale il Guardasigilli Bonafede presenterà la sua proposta per accelerare i tempi del processo, in tutto 4 anni, e poi 3 a regime dopo due anni dalla riforma. La prescrizione resta ma con la distinzione tra chi viene condannato e chi viene assolto. Per i primi la prescrizione continua a decorrere, ma il processo di appello non può durare piu di due anni e mezzo, pena un’immediata azione disciplinare nei confronti dei giudici “lumaca”. Per i secondi invece la prescrizione si blocca e non corre più. Quanto al processo in 5 anni l’obiettivo verrebbe raggiunto con una serie di accorgimenti – tempi più stretti tra indagini preliminari e inizio del dibattimento, maggiore ricorso ai riti alternativi come patteggiamento e abbreviato, ulteriore depenalizzazione, utilizzo del giudice monocratico anche in appello, assunzione di giudici e di cancellieri – che Bonafede, dopo il via libera di oggi, porterà subito nel prossimo consiglio dei ministri, forse già giovedì.
Il Pd, questa volta, guarda positivamente al vertice ed è intenzionato a chiudere la partita della giustizia. Dice Walter Verini, responsabile della materia per i Democratici: “L’ex ministro Giulia Bongiorno aveva definito la prescrizione di Bonafede ‘una bomba sul processo penale in assenza di tempi certi del processo’. Ebbene, se questi tempi certi vengono ottenuti, e stiamo parlando di un processo che dovrebbe durare non più di 5 anni, avremmo raggiunto davvero un obiettivo epocale, e soprattutto la bomba atomica non esisterebbe più”.
Certo, resta ancora il problema di quando far entrare in vigore la differenza tra condannati e assolti per la prescrizione, cioè il cosiddetto “lodo Conte”. Considerato che la prescrizione riguarda soltanto i reati commessi dopo l’entrata in vigore della legge gli effetti si vedranno non prima di 3-4 anni. Ma, come dice lo stesso Verini, “conta anche il segnale politico”. Quindi la soluzione, che però va verificata tecnicamente, potrebbe essere quella, ipotizzata dallo stesso Pd, di inserire la modifica della prescrizione per assolti e condannati subito nel decreto Milleproroghe. Ma va verificata, cosa che sarà fatta nel vertice di oggi, la compatibilità tecnica della soluzione. Certo è che, anche in vista del voto in aula sulla legge Costa, far passare la differenza del meccanismo potrebbe risolvere i dubbi dei renziani ed evitare un problema alla maggioranza.
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