Elezioni in Emilia Romagna e Calabria, al voto 5,5 milioni di elettori
Emilia Romagna
Diciassette liste per sette candidati in corsa. Si vota in un solo giorno. Vince chi avrà ottenuto il maggior numero di voti. Il sistema elettorale attribuisce un premio di maggioranza al vincitore, così da consentire la governabilità: almeno 27 consiglieri su 50. Agli elettori sarà consegnata una sola scheda, di colore verde, ed è consentito il voto disgiunto. Si potrà votare per un solo candidato presidente e per una sola lista. Se si vota solo la lista, il voto andrà anche al candidato governatore ad essa collegato. È consentito anche votare per il nome del candidato presidente prescelto e per una delle liste a lui non collegate. Quaranta consiglieri vengono eletti con un sistema proporzionale su liste circoscrizionali, altri nove vengono eletti con un sistema maggioritario sulla base delle singole circoscrizioni. L’ultimo seggio è quello del candidato presidente vincitore. La soglia di sbarramento è al 3% per le liste non coalizzate e al 5% per le liste coalizzate.
Calabria
Anche in Calabria vince chi ottiene più voti. Il sistema elettorale calabrese, modificato nel 2014 per superare alcuni rilievi di incostituzionalità sollevati dal governo nazionale all’epoca in carica, è un sistema proporzionale con premio di maggioranza. Il Consiglio regionale è composto da 30 seggi, compreso il seggio assegnato al presidente della Giunta regionale. L’80% dei seggi del Consiglio regionale (24) è ripartito proporzionalmente in 3 circoscrizioni: Cosenza (9), Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia (8), Reggio Calabria (7). Per essere ammessi alla ripartizione dei seggi le coalizioni di liste devono superare l’8%, mentre le singole liste circoscrizionali devono superare il 4% dei voti a livello regionale. I restanti 6 seggi sono assegnati alle liste che appoggiano il presidente eletto qualora queste non raggiungano il 50% dei seggi (ovvero 15 su 30) nel riparto proporzionale. Altrimenti, se la coalizione raggiunge o supera il 50% dei seggi, ottiene un premio dimezzato, di 3 seggi. Qualora la coalizione vincente non raggiunga i 16 seggi (il 55%) perfino dopo l’assegnazione del premio intero, è prevista l’attribuzione di questi seggi aggiuntivi togliendoli da quelli attribuiti alle liste di opposizione. L’elettore dispone di due voti, uno per il candidato presidente e uno per una lista provinciale. Non è consentito il voto disgiunto. Qualora l’elettore esprima il suo voto soltanto per una lista provinciale il voto si intende validamente espresso anche a favore del candidato presidente collegato a quella lista. Il candidato presidente che risulta secondo viene comunque eletto consigliere regionale. L’elettore può esprimere una sola preferenza per un candidato della lista prescelta: a differenza di altre Regioni, in Calabria non è stata introdotta la doppia preferenza di genere.
I prossimi appuntamenti
In totale saranno otto le regioni chiamate alle urne quest’anno: oltre all’Emilia Romagna e alla Calabria, è previsto il voto in Veneto, Campania, Toscana, Liguria, Marche e Puglia. È possibile poi che si torni a votare anche in Valle d’Aosta dopo le dimissioni, in dicembre, del presidente Antonio Fosson. Il voto in queste regioni si svolgerà in primavera, insieme al primo turno delle amministrative. All’ultima tornata regionale, in Umbria, si era registrato un «ribaltone» con il centrodestra vincente sul centrosinistra, sempre dominante in questa regione. Con quel risultato sono salite a 12 le Regioni in mano alla coalizione di centrodestra mentre restano 8 quelle al centrosinistra, comprendendo nel computo anche la Valle d’Aosta a guida autonomista con il nuovo presidente Renzo Testolin (Union Valdotaine) dopo le dimissioni, come si diceva, del presidente Antonio Fosson (arrivate all’indomani dell’avviso di garanzia nell’ambito di un’inchiesta per scambio elettorale politico mafioso) e con la Lega all’opposizione.
Le Regioni del centrodestra
Il centrodestra – il suo sorpasso è arrivato con la vittoria di Vito Bardi in Basilicata nel marzo 2019 – detiene la Lombardia, con Attilio Fontana governatore; il Friuli Venezia Giulia, in mano a Massimiliano Fedriga; la Provincia di Bolzano di Arno Kompatscher (Svp-Lega) che si posiziona nell’area autonomista ma di centrodestra; il Piemonte che ha visto Alberto Cirio sconfiggere Sergio Chiamparino; la Liguria in mano a Giovanni Toti; il Veneto tenuto saldamente da Luca Zaia; la Basilicata, andata appunto a Vito Bardi il 24 marzo scorso; la Sicilia, dove governa Nello Musumeci; la Sardegna, conquistata da Cristian Solinas; l’Abruzzo guidato da Marco Marsilio; il Molise di Donato Toma e l’Umbria dove governa Donatella Tesei. A livello territoriale andrebbe sommata inoltre anche la Provincia di Trento guidata da Maurizio Fugatti, ma fuori dai conteggi ufficiali per quanto riguarda le Regioni.
Le Regioni del centrosinistra
Al centrosinistra rimangono la Toscana governata da Enrico Rossi, la Valle d’Aosta con neopresidente Renzo Testolin, le Marche con Luca Ceriscioli, la Puglia, guidata da Michele Emiliano, il Lazio, dove è governatore Nicola Zingaretti, la Campania, dove il governatore è Vincenzo De Luca.
(con fonte Agi e Ansa)
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