Cresce la preoccupazione dentro la Lega: proveranno a consumarci e a consumare Salvini
Il resto sono questioni minori, come la riorganizzazione del partito. Per quanto andrà capito come mai in Emilia Romagna, in più di quattromila schede, l’elettore ha votato Lega ma poi ha scelto Bonaccini. Piuttosto è il braccio di ferro per le candidature alle prossime regionali che può rappresentare un passaggio importante nella competizione con gli alleati di centro-destra, siccome passa dalla Campania e soprattutto dalla Puglia il tentativo del Carroccio di sfondare al Sud. Al momento l’operazione si è inceppata: perché se l’Emilia-Romagna aveva una valenza politica nazionale, la Calabria doveva rappresentare la testa di ponte di un allargamento del consenso nel Meridione. E non è andata secondo le previsioni.
Ma il vero problema è quello sollevato da Giorgetti, che in più annota «il declino della classe politica di pari passo con il declino della classe dirigente»: «In questo contesto, i migliori non intendono impegnarsi e restano fuori dalla dimensione pubblica». Una forma di outing pari a quella del ministro della Salute Speranza, che dal palco del convegno aveva appena bollato la sinistra, «incapace di rispondere alla domanda di protezione, anche sociale», delle classi più deboli, «non a caso» decise a «ribellarsi con un voto di reazione» per via «dell’insicurezza economica» e di «decisioni — in Italia e in Europa — sempre più lontane» dalle esigenze collettive.
E la Lega, che si era piazzata proprio in quel crocevia, si ritrova con una messe di voti e con la preoccupazione che possano trasformarsi in monete fuori corso. È un rischio avvertito da autorevoli esponenti del Carroccio, che si rammaricano di non aver «colto l’attimo l’anno scorso»: «Bisognava aprire la crisi a ridosso delle Europee, quando i nostri avversari erano impreparati. Ora è come se stessimo sotto una slavina che sta per staccarsi: proveranno a consumare Salvini e a consumarci». La minaccia non viene dalla proporzionale. Almeno così la pensa Giorgetti, che formalmente non condivide il progetto di riforma del sistema di voto, ma nemmeno lo demonizza, alludendo piuttosto alla necessità di alcuni correttivi. Lo fa restando nell’alveo dei tecnismi dei modelli elettorali: «… Per esempio, se si vogliono ripristinare le preferenze, va eliminato il reato di traffico d’influenza». Il punto è se poi i voti si conteranno o si peseranno. E per una volta il pessimismo cosmico dell’ex sottosegretario alla Presidenza incrocia un sentimento collettivo nel partito.
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