Coronavirus, dalle imprese a Bankitalia: i timori per l’economia italiana
Visco: il coronavirus si aggiunge a un’economia in fase di stagnazione
Visco
ha parlato di una fase delicata. L’economia italiana, ha ricordato,
registra una fase di stagnazione, nella quale ai vecchi problemi si
aggiunto lo spettro – ancora non quantificabile nei suoi effetti globali
– del coronavirus e del suo impatto sulla crescita cinese e su quella
mondiale. Si tratta di problemi con i quali chi è chiamato a gestire il
territorio dovrà misurarsi, se vuole davvero riattivare la crescita
economica. Sugli effetti economici dela pandemia è intervenuto anche il
ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Il responsabile del Tesoro ha
parlato dell’impatto sull’economia cinese del coronavirus, «un impatto –
ha chiarito nel suo intervento all’Assiom Forex – per il momento
difficile da quantificare, che potrebbe essere limitato a pochi decimi
di punto, anche se non si possono escludere effetti più ampi». Le
preoccupazioni di ricadute sull’economia italiana sono condivise dal
Quirinale, impegnato in un’opera di avvicinamento tra Italia e Cina,
dopo la reazione non positiva di Pechino alla scelta dell’esecutivo di
bloccare i voli .
I timori delle aziende: rischio psicosi
La
chiusura dei voli tra Italia e Cina prevista dall’ordinanza firmata dal
ministro della Salute il 31 gennaio per fare fronta all’epidemia oltre a
non essere stata “apprezzata” da Pechino ha destato timori anche nelle
aziende italiane. Il timore degli industriali italiani, grandi e
piccoli, è che le soluzioni adottate abbiano impatti negativi immediati
su lusso e turismo e, con l’intensificarsi dell’emergenza, anche su
altri settori del Made in Italy. Le aziende fannno presente che c’è un
rischio psicosi. Nel 2018 l’Italia ha registrato un interscambio di 44
miliardi di euro con la Cina. L’emergenza coronavirus e le misure
restrittive adottate anche da Pechino potrebbero ripercuotersi su un Pil
a sorpresa negativo nel quarto trimestre.
L’allarme lanciato dalle aziende del turismo
In
prima linea gli operatori del turismo. L’Italia è prima in Europa nel
turismo cinese con 3 milioni di arrivi e 5 milioni di presenze (dati
Enit). Secondo i dati dell’ultimo report di Banca d’Italia del 2019
riferiti al 2018 vi sono forti potenzialità e il turista cinese ha
aumentato la sua spesa pro capite a 151 euro giornalieri nella sua
permanenza in Italia. «I conti sono presto fatti – ha detto il
presidente di Federalberghi Bernabò Bocca -: ci basiamo sullo scorso
anno quando in Italia abbiamo toccato i 4 milioni e mezzo di arrivi dal
mercato cinese. A febbraio l’anno scorso era 450-500 mila arrivi. E
quest’anno zero! Non c’è un calo, è zero e basta». E ora si teme la
paventata frenata dell’economia cinese: alcune stime parlano di un Pil
con un aumento sotto il 6%, molto basso per gli standard locali.
Per approfondire:
● Visco: «Ecco tutti i rischi al ribasso per la crescita economica»
● Coronavirus, l’economia cinese prova a ripartire. Boom inflazione, prestiti speciali dalle banche
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