Se fuori dall’europa si diventa camerieri

Per certi versi i «lavori non qualificati» andrebbero resi obbligatori anche in Italia ai ragazzi italiani, più o meno studenti, sbaraccando le assurde norme che irrigidiscono il mercato del lavoro occasionale. Anche se per onestà, il problema non è soltanto legislativo: per molti giovani e per le loro mamme italiane fare il cameriere a Londra è motivo di orgoglio («mio figlio si mantiene a Londra»), farlo a Roma o Milano – per qualche mistero – è cosa socialmente imbarazzante, dequalificante e quindi da evitare, meglio il reddito di cittadinanza e lasciare che al bancone ci stia l’immigrato.

Ecco, uscire dall’Europa e chiudere le frontiere potrebbe servire proprio a questo (temo solo questo): fare capire ai nostri ragazzi, e ai loro genitori, che fare l’ingegnere è meglio che il muratore, il medico che il badante, ma che se uno per qualsiasi motivo non raggiunge l’obiettivo non è che può farsi mantenere a vita dallo Stato o dalla famiglia e quindi gli tocca servire a tavola o imboccare gli anziani in attesa di tempi migliori.

Morale: tutti quei giovani e non solo che invocano l’Italexit almeno si preparino a lavorare, perché un Paese senza «lavoratori non qualificati» non può stare in piedi a lungo. Decidano loro se lo scambio è conveniente.

IL GIORNALE

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