Coronavirus, all’ospedale di Codogno il test sul “paziente 1” solo dopo 36 ore

di Giusi Fasano e Simona Ravizza, inviate a Codogno

Coronavirus, all'ospedale di Codogno il test sul 'paziente 1' solo dopo 36 ore

Il «paziente 1» entra in Pronto Soccorso, per la seconda volta, alle 3.12 di notte del 19 febbraio. Davanti ai dati che parlano di oltre la metà dei casi di contagio negli 11 Comuni intorno a Codogno, s’impone la domanda: qualcosa non ha funzionato in quell’ospedale? Il dubbio l’ha instillato anche il premier Giuseppe Conte facendo infuriare il governatore Attilio Fontana. Trentasei ore. È il tempo trascorso tra il ritorno di Mattia in Pronto soccorso (dov’era già stato il giorno prima) e il tampone per il coronavirus. Il test viene fatto intorno alle 16 del 20 febbraio. Dopo che il 38enne, maratoneta e calciatore per diletto, passa un giorno e mezzo nel reparto di medicina. Lo vanno a trovare parenti e amici ed entra in contatto con medici, infermieri e altri pazienti. Il test gli viene fatto solo intorno alle 16 del 20 febbraio. Il motivo: «Non è di ritorno dalla Cina». In realtà, le linee guida del ministero della Salute del 22 gennaio su chi va sottoposto al tampone, dicono che è da trattare come caso sospetto anche «una persona che manifesta un decorso clinico insolito o inaspettato, soprattutto un deterioramento improvviso nonostante un trattamento adeguato». E una polmonite per un 38enne sano e sportivo, in realtà, lo può essere. Ma la nuova versione delle linee guida ministeriali del 27 gennaio cancella quella frase e prevede controlli solo per chi ha legami con la Cina. Così l’assessore alla Sanità Giulio Gallera ieri può andare in Consiglio regionale a dire che l’ospedale di Codogno ha rispettato i protocolli. Vero.

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