Coronavirus, Conte e l’incubo recessione: “Dobbiamo fermare il panico”. E chiede alla Rai toni più bassi
Per questo, un governatore come il lombardo Attilio Fontana ha definito ieri il coronavirus ” poco più di una normale influenza”. E Walter Ricciardi, componente italiano del Comitato esecutivo dell’Organizzazione mondiale della sanità, e ora consigliere del ministero della Salute sul virus, ha invitato a valutare correttamente i numeri: “Su 100 persone malate, 80 guariscono spontaneamente, 15 hanno problemi seri ma gestibili in ambiente sanitario, il 5% è gravissimo e di questi il 3% muore”. Aggiungendo che “tutte le persone decedute avevano già gravi condizioni di salute”. Non è la stessa incidenza delle influenze stagionali, ma i toni sono di chi vuole rassicurare. Così, da Palazzo Chigi ieri è partita una telefonata verso l’ad della Rai Fabrizio Salini con l’invito a “raffreddare” l’informazione sul coronavirus. E alle 12, a viale Mazzini, sono stati convocati i direttori di rete e di testata con indicazioni precise: la prima preoccupazione resta la salute dei cittadini, ma proprio per questo le informazioni vanno date in modo corretto. Senza allarmismi e toni alti non solo nei tg, ma anche nei talk e nei programmi contenitore della mattina e del pomeriggio. La conseguenza sarà una drastica riduzione dei minuti, e degli ospiti in studio, dedicati alla diffusione del virus e dei contagi. “Ci sono in giro troppe fake news”, ha detto ieri in Consiglio dei ministri Di Maio. Il ministro degli Esteri è preoccupato per le ricadute delle strette annunciate dagli altri Paesi. E ha preparato un piano per contrastare le informazioni errate diffuse in queste ore: “C’è un focolaio ristretto in un’area di 40mila persone su 60milioni di italiani – ha spiegato – non possiamo accettare che si blocchino i viaggi nel Lazio o in Friuli. Prepareremo una mappa dettagliata dell’area a rischio e chiederemo a tutti i Paesi di non attuare misure sproporzionate”. Sarebbe tale, secondo il governo, anche il rinvio del referendum sul taglio dei parlamentari. Che alcuni vorrebbero fosse spostato all’ultima data utile, il 5 aprile, o ancora oltre con un nuovo decreto cui servirebbe il consenso di tutti i gruppi parlamentari e dei comitati promotori. Non sarebbe il segnale che serve in queste ore, dicono nel governo. Anzi, il Movimento 5 stelle si prepara a una campagna a tappeto e il gruppo della Camera ha stanziato, tra le polemiche, 100mila euro per la mobilitazione.
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