Coronavirus, il virologo Rizzardini: «Ora bisogna limitare i contatti sociali, ora il contagio è ancora 1 a 2»
In Lombardia, dove c’è stato il primo e più significativo focolaio, la curva epidemiologica ha la stessa progressione?
«Abbiamo
elaborato i dati sulla zona di competenza dell’Asl di Milano che
tengono conto di Codogno da dove tutto è partito. L’andamento oscilla un
po’ di più perché è stato ricostruito partendo dal giorno di comparsa
dei sintomi e non da quello del tampone. Ma, per renderlo in numeri,
basta guardare i 24 nuovi casi del 21 febbraio e i 53 del 22 febbraio, i
98 del 27 febbraio e i 137 del 28 febbraio. Siamo sempre lì: una
persona ne infetta più di una. Ci fanno ben sperare invece i giorni in
cui la curva scende come il 29 febbraio. Ma per arrivare a dire che la
corsa del virus si sta arrestando ci vogliono più giorni di seguito in
cui risulta che un malato infetta solo un’altra persona, fino ad
arrivare a meno di una persona».
Quando vi aspettate un’inversione della curva?
«È
difficile fare previsioni. Un primo bilancio per capire se le misure
adottate stanno avendo effetto sarà possibile farlo venerdì, quando sono
passati i 14 giorni di incubazione dal “Paziente Uno”».
I numeri snocciolati così non rischiano di essere allarmistici?
«Il punto è che per tornare alla normalità quanto prima, bisogna fermare la corsa del virus adesso».
Sono state adottate misure dure.
«Sappiamo
di chiedere sacrifici alla popolazione. Ma siamo anche consapevoli che
solo se ciascun cittadino farà la propria parte riusciremo a bloccare i
contagi».
Scuole chiuse, attività sportive sospese, locali che possono funzionare solo a regime ridotto. Non basta?
«Le istituzioni cercano di fare al meglio la loro parte. Ma molto dipende anche da ciascuno di noi».
Già l’altro giorno l’assessore alla
Sanità Giulio Gallera ha invitato gli over 65 enni, soprattutto se con
qualche malattia, a stare in casa il più possibile. Cos’altro?
«I
contatti sociali vanno limitati. Ciò vuol dire che chi può è meglio che
lavori da casa, i bar non devono essere affollati. Non solo: chi ha
tosse, raffreddore e sintomi compatibili con il coronavirus è meglio che
stia a casa per qualche giorno. Se è solo un’influenza stagionale
appena sta meglio può tornare alla vita normale, altrimenti ovviamente
deve chiamare il 112».
Rizzardini, da come parla sembra che la popolazione stia adottando comportamenti superficiali.
«Il mio è solo un richiamo da infettivologo. Consapevole che l’economia presto deve tornare a girare. Ma perché ciò sia possibile tutti noi, esperti e cittadini, dobbiamo remare nella stessa direzione. Con un po’ di pazienza»
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