Mattarella, il discorso all’Italia sul Coronavirus e il richiamo al «dovere della fiducia»
Ecco il senso del richiamo al «coinvolgimento, condivisione, concordia, unità d’intenti» lanciato al Paese giovedì sera, con il per lui inedito strumento del videomessaggio. Un appello non generico, tanto è vero che il presidente si è curato subito di puntualizzare i destinatari, specificando come da questa consapevolezza nessuno è escluso, «nelle istituzioni, nella politica, nella vita quotidiana della società, nei mezzi d’informazione». Insomma, chiunque aizzi divisioni (magari perfino nella stessa maggioranza), con l’effetto di seminare ansia e smarrimento oltre il dovuto. Basta pensare a qualche giornata di cortocircuito scientifico, politico e, sì, anche informativo che abbiamo appena vissuto e che avremmo potuto evitare se si fosse stati in grado di parlare con una voce sola.
Quel che preme a Mattarella è che lo Stato-comunità sappia ritrovarsi, adesso. La battaglia sul fronte della sanità e dell’economia è appena agli inizi e l’unità e la solidarietà del Paese può essere fondamentale almeno per attenuare l’affanno di queste ore.
Chiudere le scuole e le università è stato un passo delicato, ma necessario al pari del blocco delle zone rosse da dove il contagio è partito e i cui cittadini sono stati ringraziati per «i sacrifici» cui si sono sottoposti. È un esempio, il loro, che il presidente ha citato per esortare alla fiducia. Fiducia nell’Italia e nella «cabina di regia costituita dal governo e chiamata ad assumere le necessarie decisioni coordinando le varie competenze e responsabilità…». E pure qui, alla luce di certi inutili contrasti e prove di forza, non è casuale che abbia detto «in collaborazione con le Regioni».
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