Borse crollano con petrolio e virus: Tonfo a Wall Street, Milano a -11%. L’Europa brucia 608 miliardi

L’indice Vix della «paura» ai massimi dal 2008

A testimoniare l’umore nero dei mercati, ha sfondato il muro dei 60 punti il Vix, il cosiddetto «indice della paura», che misura la volatilità dell’indice S&P 500. Si tratta di livelli che il Vix non toccava dal crac Lehman Brothers nel settembre 2008. Nel 2008 il Vix si spinse fino a livelli record oltre quota 80 punti, rimanendo successivamente a livelli comunque di allerta nell’intorno dei 50 punti. Venerdì il Vix si era fermato a un picco a circa 54 punti.Il Vix rappresenta le aspettative del mercato sulla volatilità nel corso dei prossimi 30 giorni.
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Milano, la peggiore Borsa in Europa, sconta una serie di fattori: in primo luogo la paura legata al diffondersi del coronavirus, poi il mancato accordo tra Arabia Saudita e Russia per il taglio della produzione del greggio, con il prezzo del petrolio ai minimi dal 1991 con un calo solo oggi del 25%. Tra i titoli più penalizzati gli energetici e i petroliferi, con cali anche del 20%, male anche i bancari. Fra i segni meno, in calo Saipem che cede 21 punti, ma in ribasso anche Tenaris e Eni. Fra gli istituti di credito Unicredit perde il 13,44% e Intesa Sanpaolo l’11,49%; nell’industria cali in doppia cifra per Fca e Leonardo, -8% per Prysmian e -4,37% per Pirelli, che ha rassicurato i mercati sulla continuità operativa. Limitano i danni i titoli del settore farmaceutico (Diasorin -3,19%) mentre le vendite colpiscono anche comparti generalmente più difensivi come utilities e reti.
Qui le quotazioni della Borsa di Milano e delle altre piazze internazionali in tempo reale.
Drammatico il calo dei titoli legati al petrolio anche sui mercati esteri. Crolla in Borsa anche Aramco: il titolo del colosso petrolifero saudita è sceso del 10% sotto il prezzo di Ipo a dicembre, pari a 32 riyal, che valutava la società a 1,7 trilioni di dollari, la più grande offerta azionaria del mondo. La borsa di Riyhad è affondata del 9,2%.
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Le Borse americane

La giornata dei mercati è stata più volte commentata su Twitter dal presidente Donald Trump, secondo cui il crollo del prezzo del petrolio e le «fake news» sul coronavirus sono le ragioni dei forti ribassi a Wall Street. «I media fake news e il loro partner, il partito democratico, stanno facendo tutto ciò che è nel loro semi-considerevole potere (era molto di più!) per infiammare la situazione coronavirus, molto più di quanto suggeriscano i fatti», ha scritto sui social il presidente Usa.
La paura sta spingendo gli investitori, anche in America, a privilegiare i beni rifugio, provocando il crollo dei rendimenti dei titoli di Stato americani, con il decennale sceso sotto lo 0,5% per la prima volta in assoluto e il trentennale finito sotto l’1%. Per gli investitori, la guerra del petrolio si prospetta come un problema ancor più grande del nuovo coronavirus. Il Covid-19 sta già diffondendo il panico sui mercati, visti il numero di casi aumentati a circa 110.000 in tutto il mondo e le drastiche misure adottate in Italia; anche negli Stati Uniti la situazione è in rapido peggioramento, con gli Stati di New York, California e Oregon che hanno dichiarato lo stato d’emergenza; negli States, al momento, si registrano 554 casi e 21 morti. La Fed ha tagliato i tassi d’interesse, la scorsa settimana, di 50 punti base per contrastare l’impatto economico del coronavirus, ma gli esperti si aspettano che la banca centrale decida di portare i tassi a zero durante le prossime riunioni.

Vola lo spread

Fiammata dello spread, che prima dell’apertura è schizzato oltre 220 punti, contro i 180 di venerdì, poi si è allungato fino a 227 ed è risceso a 225 mentre è da segnalare che il rendimento del Treasury decennale americano è scivolato temporaneamente sotto lo 0,5%, registrando il calo più marcato dalla prima guerra del Golfo. Crollo del petrolio, dopo il nulla di fatto dell’Opec+ sui tagli della produzione e le conseguenti azioni decise dall’Arabia Saudita: i future del Wti ad aprile perdono al momento il 27% a 29,88 dollari al barile, ma erano arrivati fino a un minimo di 27,34 dollari, livello che non si vedeva dal 1991. Sul mercato valutario, l’euro ha sfiorato nella notte quota 1,15 dollari ed e’ ai massimi da gennaio 2019 nei confronti del dollaro all’apertura dei mercati finanziari continentali. Qui, l’andamento dello spread in tempo reale.

Il crollo del petrolio

Il lunedì nero è cominciato con il crollo del petrolio e l’impennata dell’oro: le quotazioni dell’oro nero sono crollate nella tarda mattinata dei mercati asiatici di lunedì 9 marzo: al Nymex il barile è finito a 27,61 dollari, scontando una perdita del 33,12%, superando addirittura i minimi el 1991 (poi contenuto al -18%). Il Brent sta cedendo quasi un terzo del suo valore: -30,31%, a 31,55 dollari. Goldman Sachs ha tagliato le previsioni per il secondo e terzo trimestre per il Brent a 30 dollari al barile, citando come motivazioni la possibile guerra dei prezzi tra Arabia Saudita e Russia, dopo il mancato accordo alla fine della scorsa settimana in merito ad un taglio della produzione da parte dell’Opec per tentare di stabilizzare il calo delle quotazioni dovuto all’effetto del coronavirus, che ha già causato la morte di oltre 3.500 persone nel mondo. Durante la mattinata le quotazioni dei future sull’oro nero hanno poi recuperato terreno, portando la perdita a -20%. la produzione di greggio

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Il crollo del petrolio ha contribuito a trascinare al ribasso i listini asiatici: la Borsa di Tokyo ha chiuso a -5,07, a 19.698,76 punti, qualcosa che non accadeva dal febbraio 2018. In forte calo (6-7%) tutte le Borse del Medio Oriente, da Abu Dabi al Kuwait.

Precipitano Brasile a Argentina

Il mercato azionario di San Paolo è sceso bruscamente dopo una sospensione delle negoziazioni di 30 minuti a causa di un calo di oltre il 10%, nel panico per il crollo del petrolio e le conseguenze economiche del coronavirus. Le azioni della società pubblica brasiliana Petrobras, la più colpita, hanno perso più del 24%.
La Borsa di Buenos Aires ha perso oltre il 10% in apertura per gli effetti della diffusione del coronavirus sul commercio e l’economia globali. Parallelamente è schizzato di oltre il 15 per cento, passando i 2800 punti, lo spread misurato in relazione ai buoni del tesoro statunitense: è il maggior livello dal 2005. Il lunedì nero delle borse mondiali, segnalano gli analisti, trova l’Argentina in una situazione particolarmente esposta dal punto di vista finanziario e nel pieno di un difficile negoziato per la ristrutturazione del debito.

Oro tocca i massimi degli ultimi sette anni

Le quotazioni dell’oro, bene rifugio per eccellenza, sono volate durante le contrattazioni asiatiche, balzando a nuovi record. In particolare, il contratto spot dell’oro è balzato fino a 1.702,56 dollari l’oncia, testando il valore più alto in 7 anni, dal dicembre del 2012, prima di rallentare e avanzare dello 0,7% a 1.686,22 dollari.

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