Coronavirus, estese a tutta Italia le restrizioni: «Spostamenti solo per comprovati motivi di salute o lavoro»
Chi non può scaricarlo e stamparlo può copiare il testo e portare la dichiarazione con sé. Chi deve fare sempre lo stesso spostamento può utilizzare un unico modulo specificando che si tratta di un impegno a cadenza fissa. La stessa modalità vale anche per chi ha esigenze familiari che si ripetono quotidianamente oppure a scadenze fisse e dunque può indicare la frequenza degli spostamenti senza bisogno di utilizzare moduli diversi. Ad esempio chi deve spostarsi tra i comuni per raggiungere i figli o altri parenti da assistere oppure per impegni di carattere sanitario. Se si viene fermati si può fare una dichiarazione che le forze dell’ordine trascriveranno ma sulla quale potranno fare verifiche anche successive. Spetta al cittadino dimostrare di aver detto la verità
Si può uscire per comprare cibo
Il decreto del Presidente del Consiglio prevede la possibilità di uscire di casa per motivi strettamente legati al lavoro, alla salute e alle normali necessità, quali, per esempio, recarsi a fare la spesa. Non è prevista la chiusura dei negozi di generi alimentari, che anzi rientrano tra le categorie che possono sempre restare aperte. Non è necessario e soprattutto è contrario alle motivazioni del decreto, legate alla tutela della salute e a una maggiore protezione dalla diffusione del Covid-19, affollarsi e correre ad acquistare generi alimentari o altri beni di prima necessità che potranno in ogni caso essere acquistati nei prossimi giorni. Sarà garantito regolarmente l’approvvigionamento alimentare.
La sospensione del campionato di calcio
Conte ha anche annunciato che il campionato di calcio di Serie A sarà sospeso. «Non c’è ragione per cui proseguano le manifestazioni sportive, abbiamo adottato un intervento anche su questo», ha detto. Tutte le manifestazioni sportive, in tutta Italia, sono sospese.
Scuole chiuse fino al 3 aprile
Il presidente del Consiglio ha anche annunciato che le scuole, in tutta Italia, rimarranno chiuse fino al 3 aprile.
Sospese anche le lezioni universitarie. Chiusi musei, palestre,
piscine, teatri, centri sociali e culturali. Previsto uno stop ai
concorsi pubblici ad esclusione di quelli per il personale sanitario (e
di quelli telematici)
Chiusi bar e ristoranti dopo le 18
A partire dal 10 marzo, dunque, i bar e i ristoranti in tutta Italia dovranno chiudere dopo le ore 18. Durante le ore di apertura, dovranno mantenere l’obbligo di distanza di un metro altrimenti l’attività sarà sospesa.
Vietate messe, matrimoni, funerali
Chiusi i pub, le discoteche, le sale gioco, le sale bingo. Vietate le celebrazioni, comprese quelle di matrimoni e funerali, e tutte le messe.
I negozi
Le attività commerciali dovranno
rispettare la distanza di un metro per i clienti altrimenti scatterà la
sanzione: se non riescono per motivi strutturali dovranno chiudere. Nei
giorni festivi e prefestivi saranno chiuse le medie e grandi strutture di vendita,
nonché gli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri
commerciali e dei mercati. Si raccomanda anche di contingentare gli
accessi a negozi, mercati, fiere per evitare «assembramenti di persone».
Ospedali ad accesso limitato
L’accesso di parenti e visitatori a ospedali, hospice, strutture residenziali per anziani, pronto soccorso è
«limitato ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della
struttura», che è «tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire
possibili trasmissioni di infezione».
I trasporti pubblici
Conte ha specificato che «non è all’ordine del giorno una limitazione dei trasporti pubblici,
per garantire la continuità del sistema produttivo e consentire alle
persone di andare a lavorare». La precisazione arriva dopo una giornata
drammatica, dal punto di vista economico: la Borsa di Milano ha perso oltre 11 punti, nella peggiore seduta dal giorno del referendum sulla Brexit.
Conte
ha anche spiegato che il governo sta valutando di mettere in atto
misure economiche che porterebbero a uno scostamento ancora maggiore
rispetto a quanto preventivato (da 2,2% a 2,5%) per il rapporto
Deficit/Pil.
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