Manovra cura Italia
Per tutta la mattina i tecnici di via XX settembre lavorano insieme a quelli degli altri ministeri coinvolti per irrobustire gli interventi. A metà pomeriggio, Gualtieri coordina la riunione del pre-Consiglio dei ministri. Durerà otto ore, fino alle undici di sera. Il testo andrà a palazzo Chigi lunedì mattina perché i tecnici limeranno tutta la notte. Si integrano i testi, si mette mano alle coperture. Il quadro prende forma. Il totale delle risorse per la sanità sale a 1,15 miliardi. Da aggiungere al miliardo e mezzo per la Protezione civile perché l’asse è di fatto unico. Questi soldi serviranno per gli straordinari del personale medico stremato da turni che non conosco più la distinzione tra il giorno e la notte. Non solo. I prefetti potranno requisire ospedali e altre strutture per le persone in quarantena. Così come la Protezione civile e il commissario straordinario per l’emergenza Arcuri per strutture e mezzi necessari a potenziare i reparti degli ospedali. E poi le mascherine e i macchinari di terapia intensiva, che hanno generato un vespaio di polemiche tra la Lombardia e il governo al grido di “Roma non capisce”. Si sbloccano nuove produzioni.
L’altra grande gamba della manovra è il lavoro. Perché le imprese hanno chiuso. Chi non l’ha fatto, perché legato a filiere che vanno a finire nei supermercati e nelle farmacie, è in preda al panico da contagio. La grande questione è esplosa dentro le fabbriche, come hanno dimostrato le proteste degli scorsi giorni e la necessità di arrivare a scrivere un protocollo di sicurezza con i sindacati. Milioni di lavoratori sono a casa, in smart working. L’obiettivo, che Gualtieri ribadisce più volte, è che “nessuno deve perdere il posto di lavoro” per colpa del virus. Ci sono cinque miliardi per la cassa integrazione. Andrà a tutti e per nove settimane. Gli autonomi avranno un una tantum di 600 euro. Si pensa alle big, ma anche ai piccoli. Chi l’anno scorso ha guadagnato meno di diecimila euro e ora è stato costretto a fermarsi sarà sostenuto con un Fondo di ultima istanza che in tutto stanzia 200 milioni. Chi ha continuato ad andare a lavoro a marzo avrà un bonus di 100 euro.
Chi lavora sono ovviamente anche le famiglie. Le scuole chiuse hanno generato un problema enorme: i figli a casa e quindi l’impossibilità per molti di recarsi sul posto di lavoro. I congedi speciali retribuiti per le famiglie con i bambini a casa saranno di 15 giorni, retribuiti al 50 per cento. In alternativa un bonus baby sitter da 600 euro, che sale a mille per i medici e i tecnici sanitari. Per tutti e due, cioè per imprese e famiglie, arriva lo stop dei mutui per 18 mesi. Le scadenze fiscali sono tutte rinviate anche se il ministro dell’Economia raccomanda a chi può di pagare nei tempi previsti.
Ma la manovra deve affondare i suoi gangli dappertutto. Ci sono i rimborsi per gli spettacoli, soldi per l’editoria e per il turismo. Interventi grandi e piccoli. Dal Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese fino alle tutele per i postini che consegnano le raccomandate a casa. Così ha deciso il virus, che contagia ogni aspetto della quotidianità, che crea problemi strutturali ma anche pratici. La manovra ha dovuto necessariamente plasmarsi su questa dimensione. Non senza essere esente dalle polemiche politiche. I renziani lamentano che per gli autonomi e i professionisti si è fatto troppo poco. La Lega dice che il decreto è “senza coraggio, confuso, non risolve l’emergenza”. Eppure il governo ha dialogato con le opposizioni tutta la notte di sabato e anche oggi. Gli appetiti non si saziano mai. Ma una manovra, con 25 miliardi da spendere subito, vanno oltre. La linea, quantomeno la tempistica, la detta il virus.
L’HUFFPOST
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