Coronavirus, Burioni: “Fase 2, evitiamo ripartenze selvagge”
L’Italia è pronta?
“La decisione di ripartire è
politica, non ha niente a che vedere con la scienza: noi possiamo
minimizzare il rischio. Io dico: bisogna sapere che dimensione ha
l’epidemia. I numeri che ci danno non sono reali. Serve uno studio su un
campione indicativo della popolazione per non navigare nel buio. È
indispensabile, poi, un tracciamento digitale dei casi di contagio”.
Lei ha avallato l’accordo sindacati-Fca per ripartire in
sicurezza. È possibile progettare un modello unico per le piccole e
grandi aziende?
“Abbiamo stilato le regole di fondo, ma
ogni azienda ha un suo processo produttivo e deve studiare la propria
strategia. Con Fca mi sono impegnato tanto, è stato un grande lavoro di
squadra. Spero di aver dato un contributo al Paese”.
Ci sono casi esteri da prendere come esempi virtuosi?
“Siamo i primi ad aver avuto l’epidemia, a parte la Cina che ha una
situazione sociale molto diversa. Per questo dobbiamo porci noi il
problema. Il Paese si è impegnato moltissimo, ma in molte aree non
stiamo facendo abbastanza: non ci sono mascherine per i sanitari, non
c’è l’isolamento”.
Con una seconda ondata di contagi è inevitabile un altro lockdown nazionale o è possibile lasciare le attività aperte?
“Spero che se si riapre, lo si faccia con giudizio e sicurezza. Un
altro lockdown vorrebbe dire che sono stati commessi errori, non deve
accadere”.
Si sta pensando di imporre alle aziende investimenti
sulla sicurezza: dalle porte automatiche a un ampliamento degli spazi
per il distanziamento?
“Chiedere di installare tutte queste cose è
dura in 15 giorni, ma mettere a disposizione del gel igienizzante è già
importante”.
Lo smart working, dove possibile, deve diventare l’unica forma di lavoro?
“Offre vantaggi e va favorito il più possibile”.
L’ipotesi che il virus stia perdendo la sua carica virale è confermata?
“Il ceppo italiano non ha messo in evidenza mutazioni in grado di cambiare la contagiosità o la gravità della malattia”.
All’estero annunciano di riaprire le scuole. Perché a noi fa tanto paura?
“Noi abbiamo un’epidemia che non è sotto controllo”.
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