Come cambierà il mondo dopo il coronavirus? Dalla scuola al commercio, 10 cose che non saranno più le stesse
Benvenuto smart working
L’emergenza sanitaria ha obbligato molti lavoratori allo smart working. Anche in Italia, dove verso il lavoro agile si aveva fino a pochi mesi fa un atteggiamento molto diffidente. Nel giro di poco siamo passati dai 570 mila smart worker censiti a ottobre 2019 dall’Osservatorio del Politecnico di Milano a 8 milioni di home worker.
A livello mondiale il mondo del lavoro dopo il covid-19 potrebbe dunque non essere più lo stesso. La tecnologia ci terrà più a casa? Del resto, lo abbiamo visto: i lavori di ufficio, da quelli dei professionisti a quelli della Pubblica amministrazione, possono essere svolti nelle proprie abitazioni senza troppi intoppi. Purché si rispettino alcune regole basi:
1) L’infrastruttura di rete deve essere ottima e dunque ogni dipendente deve accedere a Internet veloce, via fibra, senza eccezioni.
2) I lavoratori devono avere una discreta alfabetizzazione digitale e, dunque, essere totalmente autonomi davanti al pc.
3) L’organizzazione del lavoro e la gerarchia decisionale devono essere perfette. Se manca la fiducia tra datore di lavoro e dipendente, tra capoufficio e sottoposti, e se non si è in grado di valutare regolarmente gli obiettivi, tutto il sistema collassa.
L’e-commerce
La guerra del governo italiano all’evasione fiscale attraverso i pagamenti elettronici, e nonostante la contrarietà delle opposizioni, potrebbe trovare nel coronavirus un alleato. Se il dopo pandemia confermerà i cambiamenti che stanno avvenendo nelle abitudini degli acquisti, l’utilizzo della carta di credito a discapito del contante potrebbe registrare un notevole balzo anche in Italia.
Ma c’è un risvolto della medaglia: comprare nelle vetrine virtuali, attraverso l’e-commerce, svuota di persone negozi e centri commerciali, che cominceranno a diradarsi sul territorio. D’altra parte, il boom del pagamento elettronico creerà nuovi posti di lavoro nell’ambito della costruzione dei siti web e nei sempre nuovi metodi di pagamento sicuro in rete.
Le auto elettriche
Stabilimenti chiusi in tutta Europa, concessionari fermi, immatricolazioni crollate in Italia e in Europa per oltre l’80% nel mese di marzo. La pandemia è stata la tempesta perfetta sull’automotive e apre probabilmente per la prima volta a un processo di de-globalizzazione con l’ipotesi di macroaree regionali capaci di coprire per intero tutta la filiera della componentistica. Le ripercussioni economico-finanziarie si stanno diffondendo in maniera ramificata attraverso la supply-chain internazionale dell’automotive: dalle materie prime ai semi-lavorati fino ai prodotti finiti.
E mentre il petrolio crolla nel prezzo, anche i progetti sull’auto elettrica subiranno una frenata.
Dai viaggi alle feste
A dover fronteggiare un probabile cambio di passo sarà il settore dell’intrattenimento e degli eventi. Non sarà facile infatti reinventare incontri e convention aziendali, ma anche sfilate o feste, perché gran parte del loro «plus» sta proprio nella compresenza di speaker, ospiti (e modelli nel caso delle sfilate). Gli eventi potranno essere più piccoli, coinvolgere meno persone. Potrebbero esserci un’estrema customizzazione dei servizi offerti per andare incontro alle esigenze di numeri sempre più ristretti di persone. Il mondo dello spettacolo dal vivo potrebbe vedere un aumento delle repliche, se il numero delle persone che possono assistere dovesse ridursi notevolmente, e riuscire comunque a coprire i costi.
Il mondo del turismo vivrà probabilmente una profonda crisi. Il sistema di trasporto aereo di persone e navale-croceristico potrebbe registrare un vero collasso. Difficile immaginare al momento come alberghi e ristoranti possano riprendere le loro attività con il rischio ancora vivo che i focolai del Covid-19 possano riaccendersi.
La fine delle fiere?
Solo fino a febbraio scorso, le fiere erano considerate i player più forti di mercati come quelli dell’arte o dell’automobile o della tecnologia. Sembrava che non ci fossero limiti alla loro espansione. Poi, a marzo, il coronavirus ha messo in ginocchio un intero sistema. E per l’Italia è stato un vero tsunami commerciale, poiché siamo il quarto Paese al mondo nel settore. Secondo i numeri diffusi dall’Aefi (l’Associazione Esposizioni e Fiere Italiane), ogni anno le fiere coinvolgono circa 200 mila espositori e 20 milioni di visitatori, generando affari per 60 miliardi di euro e dando origine al 50% delle esportazioni delle imprese che vi partecipano.
Il mondo post Covid-19 sarà un mondo dove le fiere si ridurranno? Potrà uno showroom virtuale sostituire l’esperienza del “toccare con mano”? Difficile dirlo. Certo è che, se così fosse, verrebbe meno tutto l’indotto che vive del trasporto e della costruzione degli stand, oltre che dell’ospitalità dei visitatori.
Il tele insegnamento
La chiusura delle scuole ha creato una situazione senza precedenti, che ha catapultato all’improvviso tutti gli insegnanti italiani nel mondo della didattica a distanza. Naturalmente, il lockdown ha colto impreparata la scuola. Una realtà che registrava la mancanza di carta igienica e di gessi, improvvisamente si è trovata proiettata nel XXI secolo a dover gestire il mondo dell’e-learning.
Come sappiamo, la tecnologia migliora l’insegnamento tradizionale, ma è davvero in grado di poterlo sostituire? La didattica a distanza, in realtà, non è la panacea per tutti i mali della scuola pubblica italiana. I rischi sono tanti: dal monologo dell’insegnante a una classe virtuale che si distrae con più facilità alla necessità di una presenza reale per le materie più pratiche (dalla musica all’educazione fisica). Senza considerare, poi, quei ragazzi che necessitano di un insegnante di sostegno non solo per l’apprendimento nozionistico, ma anche per la fondamentale interazione con i compagni.
Questo almeno, per la scuola dell’obbligo. Potrebbe invece essere diverso il discorso se ci si riferisce agli studi universitari, che potrebbero vedere un’accelerazione dei corsi online (i cosiddetti Mooc, Massive open online courses).
Anche nel caso dell’e-learning infrastrutture e alfabetizzazione digitale di studenti e docenti diventano fondamentali. Così come è necessario un forte senso di responsabilità da parte degli studenti, che dovranno essere valutati da docenti che dovranno avere fiducia nelle loro capacità.
Il mondo tech
Il Covid-19 ha colpito duramente le compagnie tech: molti prodotti arriveranno in ritardo, e soprattutto non si raggiungeranno gli obiettivi di crescita previsti. La pandemia non ha lasciato indenni i colossi più moderni. Per fare un esempio: Apple, che dipende molto dalla Cina per quanto riguarda la fabbricazione e la vendita degli iPhone, dopo aver chiuso tutti i suoi 42 store cinesi, sta ritornando lentamente alla normalità, ma come ha fatto sapere il quartier generale a Cupertino, «non ci aspettiamo di raggiungere gli obiettivi di fatturato che avevamo fissato per il trimestre di marzo» proprio perché sono calate le forniture degli smartphone e perché i consumatori cinesi sono diminuiti. E intanto, il nuovo iPhone 9 potrebbe arrivare sul mercato molto dopo la data prevista.
Anche la fibra ottica sarà pesantemente influenzata dagli effetti del coronavirus. Lo stop che ha vissuto la città di Wuhan, dove si trova la più grande concentrazione di fornitori in questo settore (da Fiberhome a Accelink), ha rallentato la produzione, cosa che potrebbe causare un effetto domino anche sul 5G (la richiesta di fibra per questa tecnologia è molto più alta rispetto a quella del 4G), che a sua volta si rifletterebbe sulla produzione degli smartphone 5G.
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