L’Olanda in crisi d’identità è il nuovo nemico numero uno

di Federica Bianchi

Che la comunicazione non sia il forte degli olandesi è un concetto ormai chiaro in Europa. E chissà che non finisca per entrare nella top ten degli stereotipi nazionali dell’Unione. Quando l’ex consulente McKinsey, oggi ministro delle finanze olandese Wopke Hoekstra, proprio mentre i camion dell’esercito italiano portavano via centinaia di bare da Bergamo, ha chiesto ai colleghi dell’Eurogruppo di aprire un’indagine sul perché alcuni Paesi che oggi chiedono solidarietà europea per l’emergenza Covid-19 non sono stati in grado di accumulare le risorse necessarie per fronteggiare la crisi dopo sette anni di ripresa economica, non ha solo dimostrato di non avere tatto. Ha anche scatenato la reazione violenta e risentita di metà Europa, sbigottita dalla continua mancanza di intelligenza emotiva da parte di uno dei Paesi fondatori dell’Unione.

Già, perché i politici olandesi sembrano essere pronti a parlare senza riguardo per la controparte. Nel 2017, dopo la tragedia economica greca, l’allora capo dell’Eurogruppo, Jerome Dijisselbloem, non si fece problemi a dire che i popoli del Sud «prima spendono i soldi in vino e donne e poi chiedono aiuto all’Europa».

«Quello che per il resto del mondo è offensivo per noi vuole essere semplicemente chiaro», sintetizza Thomas Lauden, fondatore del sito di giornalismo grafico Cartoon Movement, dalla sua casa di Tuil, nella Bible Belt olandese: «Il problema è che l’Olanda è oggi come un teenager in Europa: non è piccolo ma neppure grande, non sa posizionarsi. È in cerca di identità e non l’ha ancora trovata».

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.