Coronavirus, commercianti e artigiani contro Fase 2: “O riapriamo subito o falliamo tutti”. Bonaccini: “Lavoriamo per anticipare le date”

“Danni gravissimi”, “miliardi di euro persi”, “la cronaca di una morte annunciata”. Dopo la conferenza stampa di domenica sera con la quale il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha illustrato i cambiamenti con i quali il Paese si appresta ad affrontare la Fase 2 della pandemia di coronavirus dal 4 maggio, a protestare maggiormente per una ripartenza considerata troppo prudente sono le associazioni di commercianti e artigiani italiani. Dall’entrata in vigore del nuovo decreto, riprenderanno a lavorare solo il settore manifatturiero, quello delle costruzioni e i grossisti legati a queste due filiere. Inoltre, ristoranti e bar avranno l’opportunità di vendere cibo, ma solo da asporto. Nessuna riapertura dei locali, almeno fino al 18 maggio. Parrucchieri ed estetisti dovranno invece attendere almeno fino a giugno. E a chiedere una riapertura più rapida per bar e ristoranti è anche il presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Stefano Bonaccini: “Mi auguro che quelle date possano essere anticipate e lavoreremo perché questo sia possibile”.

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Intervistato da Radio24, Bonaccini racconta che “anche a me hanno contattato tantissimi gestori di bar, ristoranti, parrucchieri, palestre, negozi. Ho visto che il presidente del Consiglio ha indicato delle possibili date. È giusto avere un’ipotesi di calendario. Mi permetto di dire che, monitorando come va dal punto di vista epidemiologico, mi auguro che quelle date possano essere persino anticipate e lavoreremo perché questo sia possibile. Perché capisco che anche psicologicamente ci sono settori dove le persone si domandano ‘oddio che fine farò’”.

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