Conte a Milano: «Non ci sono le condizioni per tornare alla normalità. Non cerco facile consenso»

Il premier ha tuttavia fatto sapere che l’esecutivo sta lavorando alla possibilità di allentare le restrizioni: «Lavoreremo a un protocollo per garantire a tutti i fedeli di poter partecipare alle funzioni in massima sicurezza». Al momento sono stati sbloccati solo i funerali, a cui è stata prevista la partecipazione di non più di 15 persone.

Il piano per l’infanzia

Quanto ai provvedimenti economici, il premier, che nel pomeriggio aveva incontrato il Forum delle famiglie e una delegazione di parlamentari che si occupa di questo dossier, ha annunciato un «piano per l’infanzia con cui cerchiamo di affrontare anche il tema dei centri estivi». E ancora: «Lavoriamo ad ulteriori misure oltre a quelle messe in campo», ovvero bonus babysitter e congedo straordinario, per andare incontro alle famiglie. Provvedimenti necessari proprio ora che ci si prepara al rientro al lavoro di altri 4,5 milioni di persone, in aggiunta a quelle che non avevano mai interrotto le proprie attività perché afferenti alle filiere dell’agroalimentare o dei servizi essenziali.

Verso la ripartenza

Il capo del governo ha poi affrontato il tema della ripartenza, proprio negli stessi minuti in cui la task force guidata da Vittorio Colao diramava un comunicato annunciando le prime raccomandazioni sulle misure che il sistema produttivo dovrà adottare. «Con queste le nuove misure — ha sottolineato il numero uno di Palazzo Chigi — manderemo al lavoro un flusso significativo di persone che sicuramente creerà nuove occasioni di contagio. Non è questo il momento di mollare, non è il momento del liberi tutti. Questo governo non cerca il consenso, ma di fare le cose giuste, anche se questo vuol dire scontentare un gran numero di cittadini. Ma i cittadini devono avere fiducia che queste decisioni sono responsabili e nell’interesse di tutti».

«Siamo tutti lombardi»

In serata Conte ha raggiunto Bergamo, dove è stato intercettato dai cronisti che lo hanno incalzato sulle problematiche che hanno riguardato il territorio lombardo e sulla mancata istituzione della zona rossa nei comuni di Alzano e Nembro diventati poi uno dei principali focolai di contagio. Il premier ha spiegato che la valutazione sulla chiusura ci fu ma che non venne adottata in considerazione dello stato di avanzamento dell’infezione, che aveva già toccato Bergamo e molti altri Comuni, da cui la scelta di istituire la zona arancione in tutta la regione. E si è congedato con una citazione kennedyana: «In Lombardia la situazione è molto critica e la regione è stata molto sofferente: ma siamo tutti lombardi». Quindi Conte ha raggiunto Brescia, ultima tappa lombarda. «Sono qui per rendere omaggio al coraggio e all’abnegazione che ha avuto Brescia, una città messa a dura a prova. Troveremo un modo per dare maggiore sostegno economico alle realtà più colpite come Brescia» ha detto il premier arrivando in prefettura all’una di notte.

CORRIERE.IT

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