Coronavirus, il report che ha convinto Conte a frenare la fase 2: “Con riapertura totale 151mila malati in terapia intensiva”
“La riapertura dei settori manifatturiero, edile, commercio e ristorazione – scrivono i tecnici – avrebbe un impatto minimale sulla trasmissibilità dell’infezione. Tuttavia, mentre per il settore edile e manifatturiero questo scenario può considerarsi realistico, per il settore commerciale e di ristorazione un aumento di contatti in comunità è da considerarsi un’inevitabile conseguenza dell’apertura di tali settori al pubblico, e può potenzialmente innescare nuove epidemie”.
Il comitato segnala, in sintesi, che “nella maggior parte degli scenari di riapertura dei soli settori professionali (a scuole chiuse) anche qualora la trasmissibilità superi la soglia epidemica, il numero atteso di terapie intensive al picco risulterebbe comunque inferiore all’attuale disponibilità di posti letto (circa 9.000). Se l’adozione diffusa di dispositivi di protezione individuale riducesse la trasmissibilità del 15 per cento gli scenari di riapertura dei settori commerciali potrebbe permettere un contenimento riuscendo a limitare la trasmissiione in comunità degli over 60 anni”.
L’apertura anche della ristorazione, invece, dovrebbe portare con sè – secondo gli esperti del Cts – l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale che riducesse del 25% la trasmissibilità del virus. In questo caso, il contenimento dell’epidemia sotto la soglia si otterrebe limitando le uscite degli over 65.
Sono queste le raccomandazioni che hanno spinto Conte a prolungare nei fatti il lockdown. Ma il premier non ha seguito tutte le indicazioni del comitato, che consigliava di mantenere il divieto di fare arttività motoria solo vicino alle proprie abitazioni. L’ultimo dpcm, invece, prevede la riapertura dei parchi
REP.IT
Pages: 1 2