Coronavirus, i medici di base: “Ripresa rischiosa. Disarmati contro nuovi focolai”
Almeno sulla sintomatologia, però, si sa di più, vero?
“Si è notato che il malato Covid-19, anche se seduto in poltrona, ha la
sensazione di star facendo una corsa. Ancora, si è visto che tossisce
spesso mentre parla. La casistica, tuttavia, è molto varia al punto che
ai miei assistiti consiglio di chiamarmi per qualsiasi alterazione
importante”.
Adesso andrete a fare voi le domiciliari ai casi sospetti?
“A noi spetta di attivare l’Ufficio d’igiene dell’Asl che invierà le
Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) a casa del malato.
Resta il fatto che le visite urgenti per le altre patologie siamo tenuti
a farle. E per questo dobbiamo avere le giuste protezioni. Quando
arrivo nell’abitazione di un cardiopatico, non posso sapere se ci siano o
meno conviventi asintomatici”.
In questa fase 2 tocca a voi, medici di famiglia, segnalare sospetti microfocolai
“Solo il medico di base, neanche più il parroco, conosce vita, sorte e
miracoli di un cittadino. Però, non possiamo essere voce che grida nel
deserto. Se segnaliamo all’Ufficio d’igiene un sospetto, va fatto il
tampone nel giro di 24-48 ore”.
Questo ancora non è possibile?
“Assolutamente no. Ci sono Regioni, vedesi la Lombardia, che finalmente hanno dato il via libera a questo protocollo, il Veneto ci sta pensando. Ma la partita si gioca proprio su quest’aspetto. Ora come ore basta soffiare un po’ sulle ceneri della pandemia che la brace torna a infiammarsi”.
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