Coronavirus, l’occasione per una riforma dell’economia

di DAVIDE NITROSI

Nello stesso giorno in cui la Corte costituzionale tedesca interviene a gamba tesa sulla politica di aiuti della Bce, in Italia si continua a discettare sulle 50 sfumature dell’assistenzialismo spinto. Per carità, di fronte a una crisi improvvisa e feroce, occorre fare di tutto per salvare i redditi, evitare la perdita dei posti di lavoro e sostenere le imprese. Non avendo soldi, e sapendo che i risparmi da spending review sono solo un esercizio verbale, il governo ha deciso di alzare il debito come mai prima si era osato, di sforare ogni criterio nel rapporto tra deficit e pil, per immettere _ finora solo sulla carta _ denaro nell’economia. 

Ma l’operazione regge solo se l’intervento dello Stato sarà interpretato dai mercati e dai partner europei come un rilancio dell’economia e non come l’ennesimo tentativo di tamponare una crisi. E’ l’occasione per tagliare la burocrazia, accorciando il gioco dell’oca che trasforma ogni opera pubblica in una gimkana. Ad Anas servono mediamente 8 anni per avviare un cantiere. Inutile finanziare opere accumulando debito se si comincia a lavorare nel 2028. Magari arriveranno anche soldi dall’Europa, ma non facciamoci illusioni, resteranno debiti. E l’interesse sui debiti si misura con la fiducia che sapremo dare. Moody’s e Standard & Poor’s per ora ci hanno graziato, non così Fitch. Ma ci aspettano al varco.

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