Coronavirus, l’occasione per una riforma dell’economia
Invece di pensare al reddito di cittadinanza o ad accorciare l’orario di lavoro con salario invariato garantito dallo Stato (parole della task force del ministero dell’Innovazione), è meglio evitare di spaventare i mercati e ragionare su come aumentare la produttività, per rendere l’Italia un posto dove si può investire e lavorare. I grillini e una parte della sinistra pensano che le nazionalizzazioni siano la soluzione. Eppure abbiamo già dimostrato che lo Stato gestore in Italia non brilla. Meglio un Stato regolatore, capace di sfoltire bizantinismi e accelerare la spesa incagliata. Un esempio: i fondi Cipe per infrastrutture previsti nel 2017 (parecchi miliardi) e stanziati nel 2018, sono fermi perché manca il decreto dei ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture.
Mamma Bce finora è stata al nostro fianco, ma i fratelli maggiori tedeschi cominciano a innervosirsi. In marzo la Bce ha acquistato12 miliardi di titoli di Stato italiani e due miliardi in Bund. A Berlino se ne sono accorti. Serve coraggio riformatore, quindi. Altrimenti venerdì all’Eurogruppo avremo la solita lezione nel momento in cui si parlerà dei criteri e delle condizioni del fondo salva Stati. Dobbiamo meritare di avere ragione quando gridiamo che l’Europa è sorda ai nostri bisogni.
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