Coronavirus, tamponi e test sul sangue: a chi vanno chiesti?
È quello che tutti ci chiediamo: io, cittadino che temo di avere il Covid-19 o ancora non so se mi sono ammalato nei mesi scorsi, come faccio a sottopormi al tampone e/o al test sierologico? È una domanda particolarmente importante oggi che il lockdown si è allentato.
Gli esami a disposizione
Ormai abbiamo capito che il tampone nasofaringeo può dirci se abbiamo il virus in questo momento. Invece, il test sierologico ci svela se siamo venuti a contatto con il coronavirus e abbiamo sviluppato gli anticorpi: gli IgM, che compaiono subito dopo l’infezione e che se ne vanno nel giro di poco, e gli IgG, che si sviluppano dopo 7-14 giorni e possono indicarci che abbiamo superato l’infezione (ma allo stato attuale delle conoscenze scientifiche in caso di positività è necessario sottoporsi comunque al tampone e restare nel frattempo in isolamento). Il punto di partenza per tutte le Regioni è lo stesso: «Il test nasofaringeo per la conferma della malattia è a carico del sistema sanitario ed è organizzato dall’Asl o dall’ospedale — scrive l’Istituto superiore di sanità —. Attualmente il tampone basato sulla rilevazione dell’Rna del virus è l’unico affidabile per accertare l’infezione da nuovo coronavirus. I test cosiddetti sierologici vengono usati solo in alcune condizioni, ma i risultati non sono così affidabili, anche perché non diagnosticano infezioni molto recenti. I risultati devono essere confermati dai tamponi». Però, poi, in Italia ci confrontiamo con regole diverse a seconda di dove abitiamo. Ecco come funziona in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, le prime tre regioni più colpite.
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