Coronavirus, tamponi e test sul sangue: a chi vanno chiesti?

Il tampone a domicilio

Da lunedì in Lombardia potrà essere sottoposto a tampone anche chi ha sintomi Covid-19 ma non è ricoverato in ospedale. Lo stesso vale per i contatti stretti, se sintomatici. Lo potrà prescrivere il medico di famiglia. Il provvedimento, approvato ieri sera, è una svolta rispetto alla circolare del 10 marzo che, all’apice dell’epidemia, restringeva l’esecuzione dei test nasofaringei al momento del ricovero. Di fatto, finora, i tamponi a domicilio non sono mai stati eseguiti nonostante le numerose segnalazioni dei medici di base: «Ce l’hanno impedito i troppi casi con cui stiamo stati costretti a confrontarci», dice l’assessore alla Sanità Giulio Gallera. D’ora in avanti la Regione s’impegna a farli tramite le Asl nel giro di 48 ore. Il medico di famiglia segnalerà il paziente. I cittadini che possono muoversi saranno invitati a recarsi nell’ambulatorio che gli verrà indicato. Chi non è in condizione di spostarsi in sicurezza potrà ottenere l’esame a casa tramite le Unità speciali di continuità assistenziale (Usca), che dovranno però essere potenziate. Qui come nelle altre Regioni continuerà a essere sottoposto a tampone — 2 nel giro di 24 ore — anche chi è clinicamente guarito, per avere conferma dell’effettiva negatività. L’obiettivo è di arrivare a smaltire 30 mila test nasofaringei al giorno, più del doppio di oggi (solo Bergamo ha un progetto per smaltirne duemila al giorno). Per riuscirci, con ogni probabilità, la Lombardia si appoggerà anche su un laboratorio di analisi dell’Aquila (oltre ai suoi 43) e acquisterà altri tre macchinari appositi. Già dall’inizio dell’epidemia chi abita in Emilia-Romagna, in presenza di sintomi, può ottenere un tampone senza bisogno di essere ricoverato in ospedale. Con un provvedimento del 24 aprile il test nasofaringeo adesso può essere prescritto dal medico di famiglia anche ai contatti stretti con sintomi. Il proposito è di arrivare a 15 mila tamponi in un giorno, cioè quasi il triplo degli attuali.

Il controllo per gli asintomatici

Nella Regione di Luca Zaia già dall’inizio dell’epidemia possono ottenere il tampone tutti i soggetti sintomatici e le persone considerate «contatti stretti o non stretti» di caso sospetto anche se asintomatici. Oltre a recarsi in ospedale (cosa sconsigliata), il cittadino che avverte sintomi o che pensa di essere stato a contatto con un caso sospetto può procedere in due modi: 1) Chiama il numero messo a disposizione da ogni azienda sanitaria 2) Telefona al medico di medicina generale che, dopo avere effettuato il triage telefonico, segnalerà il cittadino al Servizio di Igiene. È di imminente pubblicazione una delibera che prevede la possibilità da parte del medico di famiglia di prescrivere il tampone. Oggi vengono eseguiti fino a 13 mila tamponi al giorno, l’idea è di arrivare a 50 mila entro settembre.

L’analisi a pagamento

Indicazioni diverse anche per il test sierologico. Al di fuori degli operatori sanitari, delle forze dell’ordine e dei volontari del 118 che sono sottoposti al test sierologico dalla Regione, in Emilia-Romagna chi vuole eseguirlo a proprie spese (con un costo intorno a 25 euro) lo può fare in 25 laboratori autorizzati, ma su prescrizione di un medico. Se positivo, sarà preso in carico dal Servizio di prevenzione pubblica. Linea simile in Veneto: se un cittadino, autonomamente e a proprie spese, va a effettuare il test sierologico, in caso di positività, deve chiedere al medico di famiglia la prescrizione del tampone. In attesa della sua esecuzione e dell’esito rimane in isolamento. Come Regione, invece, il Veneto sta svolgendo lo screening con il test rapido su lavoratori dei servizi essenziali e, nell’ambito di un progetto pilota, su chi ha ripreso l’attività produttiva.

Il rischio Far West

In Lombardia l’esecuzione del test sierologico, che avviene prevalentemente per gli operatori sanitari e i contatti dei casi sintomatici (dopo 14 giorni), non è ancora disciplinata per i cittadini. Sottolinea Fabio Pizzul, Pd: «Diversi laboratori privati lombardi stanno offrendo l’esame a pagamento, ma chi decide di farlo, senza dietro una strategia da parte della Regione, si trova senza nulla in mano di ufficiale. Così è impossibile tracciare la diffusione del virus, fondamentale per realizzare la vigilanza attiva». Anche molti sindaci si sono mossi autonomamente, tra cui Giuseppe Sala a Milano (costretto a fare analizzare i test dei dipendenti Atm a Grenoble). «Chi li fa si assume la responsabilità anche del rispetto dell’isolamento dei positivi — scrive l’Asl di Milano in una lettera ai sindaci —. L’esito di un test non validato e fuori dai programmi di sanità pubblica non comporta l’approfondimento con tampone». Il timore è di ritrovarsi migliaia di cittadini, risultati positivi al test sierologico, in coda per il tampone. Resta da capire se l’assessore Gallerà farà un provvedimento nei prossimi giorni.

CORRIERE.IT

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