Salute, un nuovo diritto per tutti

Il secondo motivo è l’esistenza, soprattutto nelle democrazie occidentali, di un nuovo diritto. Nel 70° anniversario della Dichiarazione universale per i diritti umani, l’Organizzazione mondiale della Sanità ha ricordato che la salute è un diritto fondamentale per tutte le persone. All’epoca delle epidemie di colera a Napoli nel 1884 e nel 1911, o della «spagnola» nel 1918, il diritto alla salute non esisteva. Questo non significa che i governi fossero insensibili all’esistenza di queste minacce e trattassero le epidemie con il «laissez faire» (lasciate fare) che fu il motto dei liberisti francesi sin dal XVII secolo. Lo storico Carlo Cipolla ci ha raccontato come il Gran Ducato di Toscana abbia organizzato i suoi servizi sanitari. E quando nel 1884 Napoli fu colpita dal colera, il re e la regina d’Italia vollero visitare personalmente la città. Ma la salute non era un diritto e nessun governo allora, avrebbe imposto le regole che sono state adottate dal governo Conte nelle scorse settimane con inevitabili ricadute sul funzionamento dell’economia nazionale. Credo che il governo abbia dimostrato grande coraggio e che il Paese, soprattutto nelle regioni maggiormente colpite abbia dato prova di disciplina. Ma gli effetti economici saranno pesanti e non è escluso che suscitino malumori e rimpianti.
Il terzo motivo è la cattiva politica. Alcuni uomini di Stato, dall’Ungheria al Brasile, hanno colto l’occasione per appropriarsi di nuovi poteri. Altri come il governo svedese sino alle scorse settimane, l’inglese Boris Johnson quando era ancora leader dei conservatori alla Camera dei Comuni e lo stesso americano Donald Trump nella fase iniziale dell’epidemia, hanno lasciato intendere più meno esplicitamente che era meglio attendere l’immunità di gregge e «lasciar fare». Altri ancora, particolarmente in Italia, stanno già speculando su quelle che potrebbero essere le reazioni della società quando la serrata (o confinamento, come lo chiamano i francesi) avrà considerevolmente ridotto il prodotto interno del loro Paese. Di tutti i mali con cui dovremo convivere, quello della cattiva politica nell’epoca di Trump e dei sovranismi, potrebbe essere il peggiore.

CORRIERE.IT

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