Sfiducia a Bonafede, la diretta del voto in Senato

Ore 12.50 – Rossomando (Pd): no a mozioni che vogliono aprire crisi
«Il Pd voterà contro entrambe le mozioni di sfiducia presentate contro un singolo ministro in un momento di crisi per aprire la crisi ». Lo annuncia nell’Aula del Senato Anna Rossomando del Pd. «Si tratta di una questione politica. Un obiettivo dichiarato delle opposizioni per far cadere il governo» aggiunge.

Ore 12.44- Grasso: ««Andiamo avanti»
«Liberi e uguali rinnova la fiducia» al ministro della Giustizia. Lo annuncia nell’Aula del Senato Pietro Grasso. «Le chiediamo – dice Pietro Grasso in aula rivolgendosi direttamente a Bonafede – di continuare di continuare con vigore il suo lavoro e intervenire con incisività sui tanti problemi che abbiamo di fronte». «A leggere i giornali – osserva Grasso – parrebbe che il garantismo possa essere oggetto di baratto, voci però smentite. Ora sgombriamo il campo: le scarcerazioni non hanno nulla a che fare con provvedimenti emanati dal governo».

Ore 12.42 – Meloni a Renzi: più poltrone che voti
Immediate le rezioni sui social al discorso di Renzi. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni attacca: «Renzi ha annunciato che difenderà il ministro Bonafede votando contro la nostra mozione di sfiducia. Che sorpresa. Renzi se continui così tra un po’ avrai più poltrone che voti» scrive su Facebook. Carlo Calenda (Azione) subito dopo l’intervento di renzi twitta: «La montagna ha partorito una presidenza di commissione».

Ore 12.20 – Renzi: non faccia il ministro del giustizialismo
Renzi, parlando di Nino Di Matteo, esprime un saluto affettuoso al presidente Napolitano (per la nota vicenda della presunta trattativa Stato Mafia). Poi si rivolge a Bonafede: «Certe sue espressioni sul giustizialismo ci hanno fatto male. Lei diceva: se c’è un sospetto anche chi è pulito si dimetta. No signor ministro, bisogna rifiutarla la cultura del sospetto. Ricordiamoci quello che diceva Falcone». Renzi dice di non poter credere che Bonafede ha stretto «un qualche accordo» con la mafia. Poi spiega che è stato giusto dare le cure ai mafiosi ma è anche giusto che Bernardo Provenzano e Totò Riina siano morti in carcere, perché quello era il loro posto». Poi conclude: «C’è stata troppa superficialità sul Dap. Lei faccia il ministro della giustizia e non dei giustizialisti e vedrà che ci avrà al suo fianco».

Ore 12.13 – Renzi: non vogliamo sottosegretari
Renzi si rivolge a Conte: «Riconosco che ci sono stati segnali importanti. Apprezzo la posizione su Irap, la battaglia di legalità con Bellanova, l’accelerazione delle aperture. Ma c’è ancora molto da fare. Nel momento in cui pone tutto l suo peso di autorevolezza su Bonafede, dobbiamo essere conseguenti. Se il ministro ci avesse ascoltato a febbraio sul Dap, ciò che è accaduto sulle scarcerazioni non sarebbe accaduto. Non ci interessa un sottosegretario ma sbloccare i can tieri. Noi portiamo idee non visibilità. E’ diseducativo riaprire prima i pub delle scuole».

Ore 12.10- Renzi: no alla sfiducia, non vogliamo far cadere il governo
L’intervento più atteso è ovviamente quello di Matteo Renzi, che scioglie subito la riserva e annuncia che non voterà la sfiducia: «Se votassimo secondo il metodo che ha usato nei confronti dei membri dei nostri governo, oggi dovrebbe andare a casa. Angelino Alfano, Federica Guidi, Maria Elena Boschi, Maurizio Lupi, Maria Elena Boschi, Claudio De Vincenti. Ma noi non siamo come voi. Voteremo contro le mozioni di sfiducia, ma riconosciamo al centro destra e alla Bonino di aver posto temi veri. Le vostre mozioni non erano strumentali. Non le voteremo per motivi politici, perché Conte ha detto che si sarebbe dimesso».

Ore 12.00 – «Sono il ministro di un governo di coalizione»
Bonafede conclude passando in rassegna le sue riforme, passate e future, e provando a trovare una mediazione nel governo: «Sono il ministro di un governo di coalizione. È fondamentale che i cittadini sappiano di poter contare su un processo con tempi certi e ragionevoli. Ci siamo spesso divisi sulla prescrizione. Sarà importante una commissione ministeriale di monitoraggio dei tempi sia del nuovo processo penale sia di quello civile». Bonafede rivendica «con orgoglio» di essere stato il primo ministro ad avere disposto di verificare tutti i casi di ingiusta detenzione. Parla di un «poderoso» aumento di personale nelle Aule di giustizia. E strizza un occhio ai renziani, spiegando di aver scritto la legge sulle agromafie insieme con la ministra Bellanova.

Ore 11.45 – Bonafede: scarcerazioni boss obbligate da vecchie leggi
Il ministro Bonafede passa poi alla questione della scarcerazione dei detenuti, per il virus, e incassa i primi, timidi, applausi. Cita i dati e, «con profondo dispiacere», il decesso di un detenuto. I dipendenti positivi sono 154, due agenti hanno perso la vita a causa del coronavirus, citati per nome e cognome. Spiega Bonafede: «È falsa l’immagine di una scarcerazione dei detenuti pericolosi. Sorge spontanea una domanda: in base a quale legge sono usciti dal carcere i detenuti condannati per mafia? Per gli articoli 146-147 del codice penale del 1930, in combinato disposto delle norme del 1975. Norme riconducibili alla mia attività? Sono al governo da 50 anni? I giudici hanno applicato leggi vigenti da molti decenni».

Ore 11.35 – Italia viva verso il non voto di sfiducia
Mentre in Aula parla il ministro Bonafede, le agenzie riferiscono di un accordo in maggioranza: Italia viva non voterebbe le mozioni di sfiducia, ma per i renziani ci sarebbe un ruolo maggiore nelle commissioni alla Camera, quando ci sarà il cambio delle presidenze oggi in quota Lega. L’ipotesi è Luigi Marattin verso la guida della commissione Bilancio. Maria Elena Boschi è ancora in predicato per ricoprire un ruolo al governo (anche se tra ministri, viceministri e sottosegretari nessuno vuole fare un passo indietro per favorire un esponente di Italia Viva) o alla presidenza di una commissione.

11.30 – Bonafede: volevo Di Matteo al mio fianco
Bonafede ricostruisce la vicenda con Nino Di Matteo, e i «colloqui informali di due anni fa, che con una certa fatica mi sono trovato a ricostruire». Spiega Bonafede: «Nel corso della telefonata, Di Matteo mi accennò a reazioni di boss a una sua eventuale nomina. Esternazioni di detenuti ascoltati dalla polizia penitenziaria, già note dal 9 giugno, ben prima della telefonata in questione». Continua Bonafede: «Il giorno dopo lo incontrai. Non ci fu nessuna chiusura dopo la prima telefonata, semplicemente mi convinsi che l’opzione migliore sarebbe stata quella di proporgli un ruolo paragonabile a quello che ebbe Giovanni Falcone. Avrebbe lavorato in via Arenula, al mio fianco. Ci lasciammo con quest’idea. Nel tardo pomeriggio ricevetti una telefonata. Di Matteo tornò per comunicarmi che non era più disponibile perché avrebbe preferito il Dap. Appresi con sorpresa la novità e gli comunicai che avevo già inviato la richiesta al Csm per Francesco Basentini». Continua Bonafede, specificando che «questi fatti non hanno niente di eccezionale rispetto a qualsiasi nomina fiduciaria e discrezionale. Non ci furono condizionamenti, non sono più disposto ad accettare illazioni. La mafia che vive di segnali non avrebbe guardato quale ruolo sarebbe stato più in alto nell’organigramma, ma avrebbe visto che Di Matteo lavorava al fianco del ministro della Giustizia».

Ore 11.30 – Bonafede: sono uomo delle Istituzioni
Finita la discussione generale, in diretta Rai, replica il ministro Alfonso Bonafede e comincia così: «Quando si giura sulla Costituzione come ministro della Repubblica, si decide di essere uomo delle istituzioni. In queste ultime tre settimane, si è sviluppato un dibattito viziato da illazioni, ma pur di non fare polemiche, ho accettato di parlare con audizioni e informative».

Ore 11.20 – Vitali (Forza Italia): Bonafede come la moglie di Cesare
Il senatore di Forza Italia Luigi Vitali, con pochette contiana (ma senza consonanze politiche) fa un intervento appassionato, urla, si accalora, cita le macumba e spiega: «Lei manca di prestigio, di autorevolezza e di competenza. Un ministro della repubblica è come la moglie di Cesare, deve essere trasparente, e lei sicuramente non lo appare.».

Ore 11.13 – Mirabelli Pd: «Attacchi strumentali al governo»
«Voteremo con convinzione contro le mozioni. È evidente il tentativo delle opposizioni di usare il tema della giustizia per provare a far cadere il governo scommettendo sulle differenze che convivono in una maggioranza di coalizione». Così Franco Mirabelli, vicepresidente dei senatori del Pd nel suo intervento in aula sulle mozioni di sfiducia al ministro Bonafede. «La strumentalità di tutto ciò è evidente» conclude.

Ore 11.00 – Grillo e Trilussa: «C’è chi ulula a un nemico che non c’è»
Sempre più enigmatico e magmatico, Beppe Grillo esce dal letargo nel quale era precipitato per postare proprio durante il dibattito una poesia di Trilussa, tutta da interpretare. Si parla di un cane lupo che ulula anche se non c’è nessuno. Quando una «cagnola» gli chiede perché, risponde: «Lo faccio pe’ nun perdere er posto. Del resto, cara mia, spesso er nemico è l’ombra che se crea pe’ conserva’ un’idea: nun c’è mica bisogno che ce sia». Proviamo a interpretare la sfinge: a gridare al lupo al lupo sono quelli, a partire da 5 Stelle ultra ortodossi, che gridano contro un nemico che non c’è per conservare un’idea, quella del giustizialismo. Dunque il nemico, Bonafede, non c’è, e chi si agita, ulula a un’ombra. Ma, naturalmente, l’ermeneutica è tutta da verificare.

Ore 10.50 – Giarrusso: Bonafede ha tradito 11 milioni di italiani
L’avvocato siciliano Mario Giarrusso, espulso solo ad aprile dal Movimento, non delude le attese e attacca a testa bassa Bonafede, pur intercalando più volte il suo discorso con una frase che suona ironica: «Signor ministro, lei è una brava persona». Giarrusso, che tra una frase e l’altra si fa scappare un ‘vaffa’, aggiunge: «Lei ha tradito undici milioni di cittadini. Di Matteo voleva dire tanto per la lotta alla mafia. Il ministero è stato consegnato a una banda di amici di Palamara, quello che dal Csm capeggiò l’attacco alle inchieste di De Magistris. Lei ha interferito con le prerogative del Parlamento. Lei è una brava persona ma sulla lotta alla mafia ha mancato tutto. Non si è mai presentato alla Commissione Antimafia. Lei è una persona perbene ma le persone perbene si dimettono di fronte a questi disastri».

Ore 10.40 – Urso: Bonafede come Ponzio Pilato
L’ex finiano Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia, con il consueto gessato grigio spezzato da una mascherina tirata giù sul mento, attacca: «È’ stato fatto un mercimonio con i reclusi nelle carceri. Invece di opporsi a rivolte fatte con evidente strategia, lei ha fatto come Ponzio Pilato e ha subito il baratto, con 500 pericolosi criminali che sono usciti». Come diceva la Bonino, il numero di «pericolosi criminali» è di gran lunga inferiore, ma il senatore di Fdi non va troppo per il sottile e attacca, ricordando quando il Movimento voleva le dimissioni del ministro Angelino Alfano: «Lei ha trasformato il ministero della Giustizia nel ministero del baratto e del mercimonio».

Ore 10.30 – La fronda contro Bonafede
Dall’opposizione fanno notare come a difendere il ministro Bonafede, che è anche capo delegazione, il Movimento 5 Stelle abbia mandato allo scoperto un illustre sconosciuto, un peone come si diceva una volta, il senatore Marco Pellegrini, ignoto alle cronache. Segnale non rassicurante per Bonafede, che evidentemente subisce una pesante fronda interna. L’ala giustizialista, evidentemente, non gli ha perdonato la scarcerazione dei «boss».

Ore 10.22 – Paragone cita Aristotele e attacca Bonafede
Parla Gianluigi Paragone, ex senatore dei 5 Stelle, espulso, che si toglie qualche sassolino dalle scarpe e non si fa mancare una citazione: «Aristotele diceva: Platone è mio amico, ma la verità lo è molto di più. Signor ministro, lo so che non è agevole reggere lo sguardo e osservarmi. Ma lei ha tradito un simbolo della lotta antimafia. Ancora oggi non è chiaro il motivo per cui non scelse Di Matteo al Dap. Evidentemente non era degno della sua coerenza». Paragone evidentemente ha qualche conto da regolare contro il Movimento. E così va fuori tema, parlando delle nomine: «Non ho capito come lei, ministro della Giustizia e capo delegazione del M5S, riesca a sopportare la riconferma di Descalzi all’Eni, lui che è imputato per la più grande tangente internazionale pagata da Eni. Chiedevate che non fosse riconfermato quando era indagato: ora che è imputato come fate a sostenerlo? Ce ne sarebbe anche un altro, si chiama Profumo, confermato alla guida di Leonardo. Evidentemente ci sono poltrone da spartirsi».

Ore 10.20 – Pellegrini (M5s): «Bonafede, il ministro che sognavamo»
Fioccano citazioni come se piovesse. Particolarmente sopra le righe quella che fa Marco Pellegrini, senatore dei 5 Stelle, che difende il ministro Bonafede con enfasi che fa sorridere molti. Pellegrini cita Bertolt Brecht: «Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi. Non so se è lei è un eroe o meno, ma lei è esattamente il ministro che il Movimento sognava».

Ore 10.15 – Renzi: in aula uno dei miei interventi più difficili
«L’intervento in Senato è uno degli interventi più difficili della mia esperienza politica. Vi aspetto intorno alle 11.45». Così Matteo Renzi, leader di Iv annuncia il suo intervento in aula al Senato sulle mozioni di sfiducia al ministro Bonafede.

Ore 10.12 – Salvini: Lega voterà anche la mozione Bonino
Il leader Matteo Salvini arrivando in Senato conferma che. oltre alla mozione di sfiducia del centrodestra, la Lega voterà anche quella a prima firma Emma Bonino. «Voteremo anche la mozione presentata da +Europa – ha affermato -. Se i parlamentari votano sui temi concreti, non possono che votare in un modo».

Ore 10.10 – Il socialista Nencini: sospetto anticamera del komeinismo
I socialisti, rappresentati al Senato da Riccardo Nencini (in quota Iv), chiedono le dimissioni del ministro. Nencini cita Falcone e Nenni: «Il sospetto è l’anticamera del komeinismo, non della verità. Questo diceva Giovanni Falcone. E ricordiamoci anche di Pietro Nenni: c’è sempre uno più puro di te che rischia di epurarti. Lei, signor ministro, ha eroso i pilastri della civiltà giuridica in questi due anni, con la mancata calendarizzazione del processo penale, la cancellazione della prescrizione, la gestione del Dap e la riforma mancata del Csm».

Ore 10.02 – I boss scarcerati? Malati e ultraottantenni
Bonino ridimensiona la questione dei «boss» scarcerati per coronavirus: «Le comunico che i boss al 41 bis scarcerati sono 3, di cui 2 malati e ultraottantenni. Nella lista dei 300, oltre 120 non hanno mai avuto il primo grado, e 200 neanche una condanna. Nelle carceri ci sono 21 mila detenuti in attesa di giudizio, il 40 per cento del totale. Vi sembra possibile? Così lei non governa le carceri, paga solo una tangente ideologica al populismo penitenziario».

Ore 10.00 – In nome di Enzo Tortora
Bonino spiega che la mozione è intitolata a Enzo Tortora: «Ho scelto di intitolare la mozione a Tortora per contrapporre la nostra idea di giustizia ai suoi canoni del più estremistico populismo penale. Lei ha un’idea di giustizia che coincide con le manette, di pena con galera e di forza del diritto con quella che Leonardo Sciascia chiamava terribilità»

Ore 9.58 – Bonino: no alla cultura del sospetto
La Bonino parla in nome dei suoi principi garantisti, da storica leader radicale: «C’è una distanza siderale tra quello che pensiamo della giustizia noi e quello che pensa lei, che considera il sospetto l’anticamera della verità. Ora il sospettato è diventato lei. Si ricorda quello che disse? Che se c’è un sospetto, anche chi è politico deve dimettersi. No? Peccato. Come tutti i divulgatori della cultura del sospetto non immaginava di diventarne vittima. Ma noi non vogliamo un ministro della Giustizia che sia rappresentante della cultura del sospetto».

Ore 9.55 – Bonino: «Non si discute di mettere a rischio il governo»
Parla Emma Bonino, prima firmataria di una delle due mozioni di sfiducia a Bonafede, avversaria politica soprattutto del giustizialismo del Movimento 5 Stelle. La leader di +Europa pone una questione di merito e ribadisce che l’intenzione non è tanto quello di far cadere il governo: «Nel merito oggi non si dirà una parola. A quanti diranno che non si può sfuduciare il ministro per non mettere a rischio il governo, dico che qui si discute di altro. Di quale politica per la giustizia serve all’Italia. Io parlo di mele e voi rispondere arance».

Ore 9.52 – Pepe: «Il ministro delle scarcerazioni allegre»
«Vogliamo la sfiducia del ministro delle scarcerazioni allegre» spiega in Aula il senatore Pasquale Pepe della Lega illustrando la mozione di sfiducia del suo partito. Bonafede «si è rivelato inadeguato nel ruolo che sta esercitando da due anni».«Lei non ha saputo far fronte a rivolte spaventose – ha continuato rivolgendosi al ministro -, ha scritto la pagina più buia della realtà carceraria italiana» e «non ha preso nessuna strategia per proteggere gli agenti della polizia penitenziaria». Pepe poi ha ringraziato «Massimo Giletti che ha raccontato con coraggio la verità agli italiani», riferendosi alla vicenda Di Matteo.

Ore 9.50 – Sala e il suggerimento del «rimpasto»
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala è una delle voci più autorevoli, perché fuori dalla logica dei partiti, si è costruito una sua autorevolezza e un suo peso politico che ne fa uno dei possibili futuri leader nazionali del centro sinistra. Martedì suggeriva al premier Giuseppe Conte di «chiamare gli uomini migliori al governo» e quindi di non farsi spaventare dall’ipotesi di un rimpasto. Anche se la parola appartiene al lessico della prima repubblica e nessuno la vuole pronunciare. Orai Sala torna a farsi sentire da Rtl, con una sorta di posizione mediana, tra il sostegno e la «critica costruttiva»: «Noi abbiamo la storia recente della Repubblica fatta di ministeri ricoperti da gente arrivata lì per caso, diciamo la verità. Ma questo era ammissibile in tempi normali, oggi non è ammissibile ed è per questo che io dico a Conte di riflettere perché si va verso un periodo drammatico e deve avere intorno a sé le teste migliori per gestire l’uragano che arriverà. Ma non si può imporgliela questa cosa». Detto questo, ribadisce: «La critica va bene, va fatta in modo costruttivo ma nel frattempo si sostiene, come io sto sostenendo».

Ore 9.41 – Il primo successo di Italia viva
Un primo risultato il partito lanciato da Matteo Renzi l’ha già raggiunto: la grande visibilità politica e mediatica. Secondo gli ultimi sondaggi, come quello del 18 maggio lanciato da Enrico Mentana, Italia Viva ristagna intorno al 3 per cento, poco sopra Azione e +Europa. Nonostante il basso gradimento, il suo peso è dato soprattutto dai 17 senatori, pattuglia parlamentare che gli consente di essere determinante al voto. Con la diretta tv e le fibrillazioni politiche conseguenti alle minacce di crisi, Renzi moltiplica il suo peso e ottiiene un risultato di immagine, anche a prescindere da eventuali poltrone, che pure non sarebbero sgradite a Iv.

Ore 9.40 – Al via la discussione in Senato
Inizia la seduta dell’aula del Senato nel corso della quale saranno discusse le mozioni di sfiducia presentate dal centrodestra firmata dai capigruppo della Lega, Fdi e Fi (Romeo, Ciriani e Bernini) e dalla senatrice di +Europa, Emma Bonino al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. «La maggioranza sarà compatta e la mozione sarà respinta» assicura il capo politico dei Cinque Stelle, Vito Crimi, entrando in Aula.

Ore 9.33 – Appello di Calenda a Renzi
Carlo Calenda, leader di Azione, ed ex sodale politico di Matteo Renzi, poi spesso su posizioni diverse, chiede oggi all’ex premier di «essere coerente». E su Twitter scrive: «Vota la mozione Azione-Più Europa di sfiducia a Bonafede. Non si può andare avanti a giravolte e penultimatum mentre l’Italia affonda. L’ora delle chiacchiere è finita. Coraggio».

Ore 9.21 – Meloni: «Voto scambio per sanatoria immigrati»
«Una persona così debole nei confronti della criminalità organizzata non può rimanere a fare il ministro. Nei palazzi si dice che Italia Viva abbia fatto uno scambio sul voto per Bonafede in cambio di sanatoria immigrati». È netta la leader di Fdi Giorgia Meloni che, sulla mozione della Bonino Meloni osserva: «Ci sono degli elementi che non condivido, né utilizzerò i voti di Fratelli d’Italia per far alzare la posta a Matteo Renzi».

Ore 9.20 – Salvini: «Con lui ministro scarcerazioni e rivolte»
Anche il leader della Lega Matteo Salvini ha parlato, a RadioRai, della mozione di sfiducia: «Oggi il Parlamento non discuterà del ministro della giustizia perché è antipatico», ma perché «in questo 2020 ci sono state in Italia delle cose che non si erano mai verificate: dalle rivolte nelle carceri alla scarcerazioni di 500 tra delinquenti, mafiosi ed ergastolani. I parenti delle vittime di mafia sono sconcertati, gli avvocati sono in sciopero, le condizioni di lavoro degli agenti della Polizia Penitenziaria deteriorano di giorno in giorno: cosa manca di peggio?»

Ore 8.45 – Rosato chiede una «rappresentanza politica» per Italia Viva
Il presidente di Italia viva, Ettore Rosato, ha parlato in mattinata a Radio Anch’Io, su RadioRai, esplicitando alcune delle condizioni poste dal suo partito nella trattativa con il premier (di cui parliamo qui). «Non facciamo il tifo per mandare a casa il governo, non abbiamo mai chiesto nessun rimpasto di governo, abbiamo chiesto di avere una rappresentanza politica delle nostre proposte. Chiediamo una rappresentanza istituzionale come altri ma non abbiamo chiesto nessun sottosegretario alla Giustizia. E Gennaro Migliore potrebbe fare il ministro meglio di Bonafede».

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