Riforma contratti di lavoro, Carlo Bonomi stoppato dai sindacati
Di diverso tenore invece l’atteggiamento della Cisl, che invece vuole andare a vedere le carte di Bonomi. Per il sindacato guidato da Anna Maria Furlan è doveroso iniziare a pensare a un tagliando del sistema contrattuale in quanto l’emergenza Covid ha di fatto accelerato l’obsolescenza del modello attuale, partendo dallo smart working e i lavori digitali. Il punto di partenza per la Furlan però è la battaglia storica del suo sindacato: pensare a un nuovo contratto che garantisca più partecipazione dei lavoratori nella gestione delle imprese. Al di là della questione specifica, la Furlan è in generale quella più dialogante con Bonomi fra i tre leader sindacali. Non a caso un paio di giorni fa ha lanciato dalle colonne di Avvenire un grande patto sociale basato sulla partecipazione in cui imprese e sindacati si possano mettere assieme per imporre la loro agenda economica al governo. Se si va a leggerne i capisaldi, si nota una grande consonanza con le proposte di Bonomi: investimenti pubblici, sblocco delle infrastrutture, una vera sburocratizzazione, sostenibilità ambientale, riassetto del territorio, innovazione, ricerca, diffusione della banda larga.
Si tratta a grandi linee anche del Piano strategico 2030-2050 che sarà preparato da Confindustria nelle prossime settimane e che verrà consegnato al governo prima della prossima legge di bilancio, proprio per cercare di influenzare l’esecutivo prima dell’autunno. Del resto, Bonomi non ha mai fatto mistero di sentirsi e voler essere un soggetto “politico” per confrontarsi da pari con il premier Conte. Attenzione, politico ma non partitico. Confindustria non sarà una specie di lista degli imprenditori ma sicuramente una organizzazione che farà sentire forte la sua voce. Basta rileggere quel passo del primo discorso di Bonomi da presidente in cui tuona: “Dovremo dire no – e ripeterlo con energia – a 10, 100, 1000 Alitalia”.
L’HUFFPOST
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