Magistratura, quei piccini del Pd

Al cospetto dei baratti da mercato di Wuhan per le nomine, allo svilimento del ruolo e della dignità di un’istituzione altissima, alle telefonate da comari, alla gestione fallimentare, agli intrecci da ballatoio, un’alzata di spalle pare sufficiente. Si conta sulla distrazione generale. Urge mandare a processo il sequestratore Salvini e farne uscire dalla porta sul retro il premier Conte, che adesso serve alla ditta e dunque serve immacolato. Il niente politico. Il niente strategico. La stessa burbanza di sempre, ma senza le spalle larghe e la capacità di mondo.

Finché non arriva Sergio Mattarella (santo subito). Basta l’elenco di sostantivi e aggettivi: grave sconcerto, riprovazione, degenerazione, inammissibile commistione fra politici e magistrati, costume inaccettabile, affermazioni gravi e inaccettabili. Cari Zingaretti, Orlando, Legnini eccetera, a chi pensate fossero indirizzate quelle parole? A Palamara? E basta? O anche a voi? Non è il caso, dopo tre decenni a nascondersi dietro un irrisolto senso di superiorità, intellettuale e morale, e a giocarsi le inchieste di procura per degradare l’avversario non sapendo innalzare sé, di mettersi a fare un po’ di normale, semplice, dignitosa politica, per quanto si può?

L’HUFFPOST

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