Subprime, gli Usa ci sono ricascati?

Andrea Massardo

Con il passaggio della pandemia di Covid-19 anche gli Stati Uniti – che fino a pochi mesi fa galoppavano nella tanto amata “piena occupazione” dell’ideologia liberista – hanno riscoperto la disoccupazione di massa, arrivata a toccare il massimo del 14.7%: peggiore del dato successivo al drammatico 2008. Non è soltanto però il dato statico a preoccupare. Stando infatti a quanto riportato da BusinessInsider e dalle principali agenzie di rating di mercato, il dato sembra destinato pericolosamente a peggiorare, riportando alla luce un’altra vecchia conoscenza del settore bancario e finanziario americano: la debolezza dei mutui subprime, questa volta però capaci di far scaturire conseguenze ancora peggiori rispetto a quelle di 12 anni fa.

A preoccupare è la salute economica di famiglie e istituzioni finanziarie

Bisogna essere sinceri: allo stato attuale, l’apparato bancario americano è stato in grado di evitare il fenomeno che ha dato vita alla bolla del 2008, ponderando meglio i prestiti ed i mutui alle famiglie con minor merito creditizio, tutelando la stessa popolazione americana oltre al comparto bancario. Tuttavia, ciò era valido riferendosi ai parametri in vigore fino a febbraio, quando la piena occupazione e le prospettive di crescita facevano pensare che tutto stesse andando a gonfie vele. La botta però subita dai mercati e dall’economia reale a causa del lockdown e del peggioramento dei commerci internazionali ha modificato però in toto i parametri di base: evidenziando come in questo modo i mutui in pericolo siano superiori ad un terzo del totale; con un terzo delle famiglie che – si stima – non saranno in grado di far fronte ai propri impegni debitori.

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