Subprime, gli Usa ci sono ricascati?
In questo scenario e come sottolineato dall’agenzia di rating Moody’s, il pericolo che scoppi una bolla come quella di dodici anni fa è molto alta, nonostante gli enormi interventi finanziari promessi dal governo federale. Benché infatti il bazooka americano sia fondamentale per mantenere la situazione sospesa – permettendo, tra le altre cose, di sospendere le rate per un periodo massimo di 12 mesi – non può essere considerata una soluzione di lungo periodo, pesando soprattutto su quelle istituzioni finanziarie con alti crediti ma con una basso capitale sociale. E col peggioramento al contempo degli indici azionari unito alla sfiducia degli investitori, la situazione potrebbe ben presto sfuggire di mano, mettendo la politica nella condizione di agire in fretta per scongiurare il ripetersi di una Lehman Brother.
Il limbo degli outlook negativi
Come sottolineato dagli operatori di mercato, a preoccupare non sono tanto i mutui che già in questo momento sono stati marchiati come possibili insolventi, bensì tutti quelli che già allo stato attuale sono considerati tripla B e che hanno “guadagnato” l’aggiunta di outlook negativo. E in questo caso, si sta analizzando una cifra aggregata che raggiungerebbe un triliardo di dollari: cifra di fronte alla quale né la Federal Reserve né la Casa Bianca avrebbero margine di azione senza danneggiare in modo irreparabile la stabilità stessa della valuta americana.
A questo punto è però necessario fermarsi un attimo. Allo stato attuale, infatti, è ancora precoce parlare di una crisi in vista, in quanto mai come in questo momento i dati sono “drogati” dai drammatici mesi appena trascorsi ed i cambiamenti epocali in vista potrebbero variare ancora una volta in modo drastico lo scenario; elemento sottolineato dalla stessa Moody’s. Tuttavia, in assenza di forti prese di posizioni o di un panorama peggiore rispetto all’atteso – il quale purtroppo sembra delinearsi – potrebbe non lasciare via d’uscita alcuna e ripetere una crisi di indebitamento che gli statunitensi conoscono ormai troppo bene.
Lo stesso sistema bancario rischia di uscirne sfiduciato
Se si ripetesse dunque una situazione già vissuta meno di quindici anni fa, a farne le spese questa volta non sarebbero però soltanto quegli operatori che si sono trovati in pancia e in misura eccessiva titoli e finanziamenti potenzialmente tossici: tutto il comparto bancario e finanziario degli Stati Uniti subirebbe un gravissimo colpo alla propria immagine. Questa situazione, unita alle altre instabilità, potrebbe essere la vera mazzata in grado di atterrare, come precedentemente espresso, soprattutto i piccoli attori di mercato con meno margini d’azione di bilanciamento, destinati ad essere assorbiti dalle grandi cordate o implodere come una Supernova. E in fondo, forse, sarà proprio questa la conseguenza peggiore della crisi che si sta profilando per il prossimo futuro degli Stati Uniti, ancora una volta alle prese con dei finanziamenti concessi senza uno sguardo ad ampio spettro verso il futuro.
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IL GIORNALE
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