Che cosa abbiamo imparato dopo sei mesi di coronavirus (e che cosa ci resta da scoprire)
Non è ancora chiaro quando il coronavirus abbia davvero cominciato ad infettare le persone. Le prime informazioni dalla Cina su un nuovo focolaio di una sindrome febbrile associata a polmonite di origine sconosciuta tra gli abitanti di Whuan risalgono al 31 dicembre 2019. L’epidemia comincia a diffondersi in Cina, il mondo, Italia compresa, inizia a blindare i confini. Il nostro paziente 1 è stato registrato il 21 febbraio a Codogno, ma si scoprirà in seguito che almeno 160 persone avevano contratto il coronavirus tra Milano e provincia già a fine gennaio. Addirittura in Francia il primo paziente Covid-19 è stato datato (a posteriori) a fine dicembre mentre il primo ricovero in Cina è datato 1° dicembre 2019. Quando raccontavamo la catastrofe cinese su tv e giornali nessuno immaginava che il virus già circolasse in Italia e in Europa e che il lockdown sarebbe toccato anche a noi. All’inizio il virus non aveva un nome: l’11 febbraio l’Oms lo ha battezzato Sars-CoV-2 dove «Co»sta per corona, «vi» per virus, «d» per desease (malattia) e 19 ovviamente per l’anno di individuazione.Sono sei mesi ormai che conviviamo con il virus, molti aspetti restano ancora misteriosi e ci vorrà tempo per comprenderli, altri invece abbiamo imparato a conoscerli.
Dovremo conviverci a lungo
È molto probabile che con questo virus dovremo convivere a lungo, meno probabile che sparisca e torni nel serbatoio animale come è successo con la Sars nel 2003. Sono in corso oltre cento sperimentazioni di diversi gruppi scientifici per la corsa al vaccino ma bisogna essere realisti: difficilmente si arriverà a un vaccino prima di un anno e mezzo perché ci sono una serie di fasi da rispettare per garantirne sicurezza ed efficacia. Molti scienziati sostengono che il virus, proprio perché così contagioso, potrebbe diventare endemico e non scomparire mai, cioé circolerà nella popolazione e dovremo farci i conti ad ogni stagione, come succede con l’influenza e i raffreddori. Al momento non esiste nessun farmaco specifico per combattere Covid-19 (cosa che renderebbe la malattia meno spaventosa). Non è ancora arrivato il momento di abbandonare le mascherine, almeno nei luoghi chiusi, e il distanziamento sociale perché al momento, in mancanza di cure e vaccini, restano l’unica arma di difesa. È vero che nelle ultime settimane in Italia i contagi sono calati e pochi pazienti finiscono in terapia intensiva. Ma è anche vero che ci sono persone sane che si ammalano gravemente, che alcuni bambini, seppur raramente si ammalano di una malattia simil-Kawasaki.
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