Lo sfogo di Conte: un pezzo di Stato sta remando contro il governo e le riforme

Conte appare sempre più solo

A questo punto lo sforzo di Conte appare in salita: anche ieri il Pd ha detto che lo copre politicamente, ma – lamentano fonti di governo – «non ha saputo indicare un suggerimento concreto per risolvere la crisi che sta attraversando il Paese. Troppo poco per un alleato che si ritiene centrale». Con il rischio, attaccano le opposizioni, che gli Stati generali siano solo un’ulteriore passerella.

Se appare certo uno slittamento a venerdì, e una dilatazione dell’evento, solo piccoli e brevi contatti informali hanno finora messo in preallerta gli invitati. L’obiettivo resta quello di un momento di riflessione alto, con tutti i più i grandi protagonisti del Paese, ma l’iniziativa stenta a decollare. Lo stesso Conte, che ha promesso arriverà all’appuntamento con il documento concordato con Gualtieri, che incrocia anche il Piano nazionale delle riforme, sembra avere scelto la linea dell’ascolto piuttosto che quella della presentazione di un vero piano di governo aperto a suggerimenti.

L’incertezza sui fondi a disposizione

Del resto non sono chiare le somme che avrà a disposizione l’Italia nei prossimi mesi: sui 37 miliardi del Mes, non c’è alcuna certezza, vista la resistenza del Movimento 5 Stelle e l’inderminatezza di Conte, sui circa 200 miliardi che la Ue potrebbe girarci nei prossimi anni, anche se con il contagocce, e previo riscontro di riforme strutturali, anche qui mancano i punti fermi: il Consiglio Ue di giugno non è detto che sia decisivo. Insomma la strada per un piano di crescita reale è ancora lungo, e questo mentre Conte si lamenta che contro alcune riforme «c’è un pezzo di Stato che rema contro».

CORRIERE.IT

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