Stesso bersaglio, stessi cretini
Nelle prossime ore sapremo chi sono gli eroi di oggi e scopriremo forse che si abbeverano al verbo di Gad Lerner, il rivoluzionario col Rolex amante degli yacht dei suoi editori miliardari, che nei giorni scorsi per farsi notare ha aperto una linea di credito con i contestatori della memoria montanelliana.
E poi c’è la terza analogia. Sparare alle gambe di Montanelli o imbrattare la sua statua per la sinistra è reato, ma solo fino a un certo punto. È noto che la sera della gambizzazione in un noto salotto milanese (quello dei Crespi) si brindò a champagne, e anche ieri le prese di distanza dai vandali sono inzuppate di distinguo, di se e di ma. Facebook, social politicamente corretto che blocca chiunque scriva la parola negroni (anche se riferita al cocktail), ieri si è ben guardato di censurare il video dell’assalto alla statua. Montanelli, essendo bianco, eterosessuale e di destra non merita alcuna tutela.
Stando immeritatamente seduto alla sua scrivania non posso che compiacermi che Montanelli non sia un capitolo chiuso della nostra storia. «Non ho paura della morte ma di morire sì», disse una volta in là con gli anni.
Ecco, caro Indro, oggi sappiamo che era una paura infondata.
IL GIORNALE
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