I vincoli di bilancio che non vanno ignorati
di Francesco Giavazzi
Quattro mesi fa, all’inizio del lockdown, si diceva: nessun lavoratore deve rimanere senza stipendio, nessuna azienda deve fallire per mancanza di liquidità, costi quel che costi. Era, e continua ad essere, la politica giusta per affrontare una caduta drammatica della produzione e quindi del reddito, nella speranza che la pandemia non duri in eterno.
La politica giusta purché ai lavoratori e alle imprese quel denaro arrivi rapidamente. Ciò continua a non accadere per la colpevole disattenzione del governo e in particolare del presidente del Consiglio il quale, impegnato ad annunciare sempre nuove misure miracolose, pare scordare che l’art. 95 della Costituzione gli assegna il compito di «dirigere la politica generale del Governo (di cui egli) è responsabile».
Ma ammettiamo che a queste deficienze si rimedi. Ora si pongono due problemi diversi. Innanzitutto abbiamo capito che non tutte le aziende, purtroppo, si salveranno perch il mondo non tornerà ad essere esattamente uguale a prima. Come ha scritto il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco «non sappiamo come e quanto l’esperienza della pandemia modificherà i nostri comportamenti, le abitudini di consumo, (…) quali nuovi bisogni si affermeranno, quali consuetudini saranno definitivamente superate».” Io dubito ad esempio che ci sarà una veloce ripresa per settori come viaggi e turismo.
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