Vitalizi, da Bertinotti a Dini (e Cicciolina): il fronte degli irriducibili
Fausto Bertinotti nella sua casa romana (foto di Ada Masella)
È stato il giorno dei vitalizi ritrovati, riconquistati per ora solo al Senato ma poi chissà, vedremo, forse pure alla Camera e allora tutti noi — anche quelli più sfortunati che ancora aspettano un euro dalla cassa integrazione, o quelli che disoccupati sono e disoccupati resteranno — tutti abbiamo respirato, fuori e dentro i palazzi della politica, il sapore dolciastro dei soldi.
Di quei soldi.
Dei loro soldi.
Anni passati a contarglieli, a capire se fossero meritati, o troppi. Immagini in dissolvenza. Ecco Fausto Bertinotti, prima sindacalista tra gli operai tessili di Sesto San Giovanni e poi formidabile consumatore di cachemire, il leader di Rifondazione comunista che Giampaolo Pansa chiama il «Parolaio rosso» e che, in età avanzata, scopre i preti, i salotti romani e il Dom Perignon, diventando così il mitico «BertiNight» (copyright Dagospia): eccolo seduto nella sua casa romana — tre Mao di Andy Warhol alle spalle — e la sua voce che rimbomba uscendo dal convegno «Morale e politica»: «Se rinuncerei al vitalizio? Domanda stupida a cui sarebbe stupido rispondere di sì».
No, non hanno mai pensato a rinunciarci. Il leghista Francesco Speroni: «Non siamo noi ad essere privilegiati. Siete voi ad essere invidiosi». La pornostar Ilona Staller, in arte Cicciolina — eletta con il Partito Radicale, prima di traslocare con Moana Pozzi in quello dell’Amore, segretario Riccardo Schicchi — entrò nella buvette di Montecitorio urlando: «Prendevo 2 mila euro, ora ne prendo solo 800… Come pago la luce, il gas, il condominio?». Pura leggenda il caso di Piero Craveri: senatore per una settimana, dal 2 al 9 luglio 1987, poi contributi versati fino al termine della legislatura per prendere, al 31 dicembre 2008, un vitalizio da circa 2.300 euro al mese.
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