Un patto sul Quirinale per salvare la maggioranza. Renzi teme che tutto possa saltare davvero

Il leader di Italia viva, in parte rassicurato dalla prova di forza delle settimane scorse che gli ha conferito maggiore peso e agibilità in maggioranza, avrebbe deciso di rinviare l’idea di uno showdown che pure ha accarezzato negli ultimi mesi. A settembre, il ragionamento, la situazione sarà completamente diversa: incombe la sessione di bilancio, c’è il voto regionale e quello referendario, andare al voto sarà estremamente complicato, anche considerando gli orientamenti del Quirinale. E proprio definire quale asticella quella della data per eleggere il successore di Sergio Mattarella è il miglior collante possibile, spiegano da Italia viva: “Qualunque altro tema, dal decreto Rilancio al Semplificazioni, avrebbe incontrato i distinguo di qualcuno”.

Il non detto del ragionamento è che la finestra per andare alle urne insieme alle regionali scade il 10 luglio. E che se venisse giù tutto in tempi rapidi non ci sarebbe tempo per riscrivere la legge elettorale, cosa possibile con una transizione più morbida, magari fino alla primavera dell’anno prossimo. Insomma, c’è il bene del paese nel discorso renziano, ma anche una robusta dose di calcolo politico. A preoccupare sono anche gli incessanti segnali di insofferenza da parte del Nazareno. Raccontano che Dario Franceschini sarebbe al limite della sopportazione di quello che chiamano “il metodo Conte-Casalino”. Il riferimento ultimo è al vertice di maggioranza di ieri, con i partiti impossibilitati a discutere del Semplificazioni perché nessuno ha mai visto il testo, e per l’incaponimento definito “incomprensibile e non concordato con nessuno sull’Iva”. Anche Nicola Zingaretti è assai scontento, e sempre più componenti di peso del partito si interrogano su quale sia il confine tra responsabilità nazionale – che fin qui, sondaggi alla mano, ha comunque generato dei dividendi, e autolesionismo.

Ai vertici del Movimento c’è grande preoccupazione. Per la situazione interna, certo, ma soprattutto per l’impatto che potrebbe avere sul governo. Da quelle parti non è sfuggito che Renzi abbia teso la mano “alla maggioranza”, e non al governo. Un modo obliquo, sostengono, per dire che non ha mai abbandonato l’ipotesi di giubilare Conte e cambiare governo fino a scadenza naturale della legislatura. Prima della pausa estiva al Senato arriverà il decreto Rilancio, blindato dopo il passaggio alla Camera, il probabile voto sullo scostamento di bilancio e probabilmente il decreto Semplificazioni in prima lettura. Ma a preoccupare in particolar modo è la risoluzione sull’Europa, che il premier vorrebbe rimandare a settembre ma che attualmente è prevista per la prima metà di luglio. Il Mes costituisce il più concreto rischio d’incidente. E proprio sul Mes si potrebbe sperimentare il soccorso azzurro, una coincidenza d’intenti con Forza Italia che garantirebbe i numeri ma che soprattutto sarebbero le prove generali del nuovo schema che l’ex premier ha in mente. Certo, con Fi il partito guidato da Vito Crimi non accetterebbe mai di governare. “Ma se Renzi – dice un esponente di governo – lavorasse per un gruppetto che garantisse i voti magari dal gruppo Misto, ecco, non è che noi ci opporremmo…”.

L’HUFFPOST

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