Paura del trappolone
La paura è che Conte aspetti settembre per far maturare l’opzione azzurra. Spiega un colonnello 5 stelle: “A settembre avremo un quadro totalmente diverso, con le tensioni sociali, il referendum e la sessione di bilancio che arriva”. Il trappolone sarebbe questo: il premier mette ai voti il Mes all’inizio dell’autunno, mettendo in conto che i 5 stelle si spaccheranno e che Forza Italia lo voterà, potendo a quel punto gestire un eventuale cambio di maggioranza che tiri dentro pezzi consistenti del partito di Silvio Berlusconi facendo leva sul fatto che una vastissima maggioranza dei parlamentari M5s non vuole il voto. “Ma anche chi vota contro a quel punto saprà che la legislatura non cade, e si farà meno problemi, il premier vuole spaccarci per salvare la sua poltrona”. Il vuoto decisionale post Covid-19, la tiritera degli Stati generali, l’imperscrutabilità di un uomo che appena due anni fa chiedeva a Di Maio cosa poteva dire o non dire in aula, insieme a una situazione di generale sgretolamento, hanno generato un clima di sospetti e paure che sta portando i 5 stelle sull’orlo di una crisi di nervi.
Il vertice che il premier ha convocato sul decreto Semplificazioni è stato un tentativo per arginare le spinte distruttive in maggioranza. Il secondo in pochi giorni, ampiamente partecipato, segnali concreti (e non colti) per sfatare il mito dell’uomo solo al comando. Conte vorrebbe portare il testo giovedì in Consiglio dei ministri, il conclave ha portato alla cancellazione delle norme sul condono e sulle assunzioni nella Pa, difese entrambe da Palazzo Chigi ma che hanno ceduto alla contrarietà di una maggioranza che ad oggi ha visto solo schede riassuntive dell’articolato. Lo scontro tra Italia viva e M5s – sia pur con differenze – e Pd e Leu dall’altro su appalti e cantieri alimentano i dubbi su un licenziamento già da questa settimana. “Normale dialettica in un governo di coalizione”, dicono i 5 stelle che con il ministro Sergio Costa hanno dato il via libera alla spinosa questione ambientale, “il futuro, quello vero, si gioca sul Mes”.
L’HUFFPOST
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