Il gran mercato nel suk del Senato (tra chi cerca un posto migliore)
Ecco di cosa parliamo, stavolta.
Al Senato, da qualche giorno, è ricominciato il solito mercato dei senatori.
Niente di nuovo, direte. Forse, può darsi. Ma un tempo la scena almeno era più chiara: ti mettevi nel salone Garibaldi e aspettavi che magari il potente e temuto Denis Verdini comparisse in fondo al corridoio dei busti con la sua criniera bianca, con le scarpette di velluto come quelle di Briatore e al polso l’orologione d’oro massiccio, e se non si fermava perché non aveva tempo per te, allora lo seguivi fuori, tanto stavano lì a brigare senza ritegno seduti ai tavolini del bar Ciampini, mandorle salate e promesse, Antonio Razzi raccontò di essere riuscito a pagare il mutuo grazie al Cavaliere.
Adesso, però, a Palazzo Grazioli ci sono gli scatoloni del trasloco.
E quanto a Verdini: oltre a dover risolvere qualche guaio giudiziario,
deve fare pure il suocero di Matteo Salvini (la vita sa essere crudele).
Lo scenario politico è radicalmente mutato e così anche il mercato dei senatori ne rispecchia certe atmosfere mediorientali.
Confusione.
Inganni.
Affari che non capisci.
Per
dire: Vincenzo Carbone lascia Forza Italia e passa con Matteo Renzi.
Così, di botto. Questo Carbone era e resta però un uomo di fiducia del
senatore Luigi Cesaro detto Giggino ‘a Purpetta, ras di Sant’Antimo,
Napoli, finito sui giornali tre settimane fa perché indagato dalla
Procura antimafia in un’inchiesta su infiltrazioni della camorra nel
mondo politico (i suoi fratelli, tutti e tre arrestati).
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