Una Babele che non giova alla salute

di GABRIELE CANÈ

Se provassimo a fare un riassunto, la maestra ci boccerebbe. Missione impossibile. Impossibile riordinare decreti, ordinanze, disposizioni per capire come e dove andare con tampone oppure senza, con test o senza test. Il caos del ritorno regna sovrano. Sulle strade e autostrade è coda continua. Normale. Siamo andati finalmente in vacanza in questo strano agosto di un’estate arrivata all’improvviso, dopo aver saltato la primavera. E siccome abbiamo saltato anche i cantieri nel periodo migliore per farli, quando nessuno circolava, ce li ritroviamo nel momento meno adatto, tanto per allungare le file.

Del resto, l’auto resta probabilmente il mezzo preferito per gli spostamenti essendo l’unico covid-free. Basta salire, accendere il motore e partire. Nessun tampone al casello di Rimini o Viareggio. Non si deve neppure misurare la febbre come succede sui treni. Per i traghetti (come per gli aerei) è diverso. Il filtro è possibile. Soprattutto da quando abbiamo scoperto, o meglio deciso, che la madre di tutti i contagi è la Sardegna. Fatto statisticamente accertato per quanto riguarda gli andirivieni con il Lazio, la regione frontaliera e quella che fornisce più turisti a un’isola prima immune dal virus. Meno vero, invece, per il traffico da altre zone del paese. Tanto che i tamponi stanno diventando obbligatori da e per Civitavecchia, ma opzionali da altri porti. Come se il virus, oltre agli orari, scegliesse pure scali e compagnie.

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